Rai: Grillo, e’ la voce del padrone. Giornalisti dovranno rendere conto

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(askanews) – Roma, 1 giu – ”Rai1, Rai2 e Rai3 sono occupate daipartiti. Non e’ una notizia. Non e’ una novita’. Il veroscandalo e’ che questo non da’ piu’ scandalo. Si da’ ormaiper scontato che plotoni di addetti stampa raccontino leballe dei partiti senza vergogna pagati dal canone, dallapubblicita’ e dalle tasse. Molti giornalisti della Raidovranno in futuro rendere conto della loro omerta’, dei loroattacchi telecomandati, dei loro silenzi”. Sono i nuoviattacchi del leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, aigiornalisti. Dal suo blog, in un post dal titolo ‘Rai: lavoce del padrone’, il comico genovese ha sottolineato chequeste persone ”sono responsabili piu’ dei loro padroni, dichi li ha assunti, di chi gli telefona (ma sovente non e’neppure necessario) per dettargli palinsesto, contenuti epersino le parole e le pause. Non ci sono piu’ le veline, sie’ passati direttamente alla dettatura”.

”Scandalo nello scandalo, la Rai e’ un pozzo senza fondo:in un’Italia che non ha piu’ neppure gli occhi per piangere -scrive il leader 5 Stelle – ha perso 200 milioni di euro nel2012. Il direttore generale Gubitosi e la presidenteTarantola rimangono imperterriti ai loro posti e daiconsiglieri di amministrazione non un fiato. Cosa fanno dallamattina alla sera questi signori ben pagati dagli italiani?Una Rai lottizzata. Un non luogo dell’informazione che farimpiangere persino l’era socialista, quando di tre assuntiuno era democristiano, l’altro socialista e il terzo bravo.

Ora il terzo viene spartito tra Sel e Lega”. Grillo ha poispiegato che ”quando c’e’ un colpo di Stato, la prima cosamessa in atto e’ il controllo dei mezzi di informazione. Ilcittadino pero’, mentre avviene, ne e’ consapevole. Sa che,da quel momento, la dittatura usera’ la televisione perlegittimare se’ stessa e si comporta di conseguenza. Isovietici leggevano la Pravda, ma non le credevano. Gliitaliani guardano la televisione e le credono. Non hannoanticorpi, pensano di vivere in una democrazia”.

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