Lavoro: Coldiretti/Swg, 61% giovani sara’ piu’ povero dei genitori

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(askanews) – Roma, 21 mag – Per la prima volta dal dopoguerra lanuova generazione sara’ piu’ povera di quella che l’hapreceduta con il 61 per cento dei giovani italiani che pensache in futuro la sua situazione economica sara’ peggiore diquella dei propri genitori, il 17 per cento uguale e solo il14 per cento migliore, mentre il 9 per cento non risponde.

E’quanto emerge dalla prima analisi Coldiretti/Swg su ”Igiovani e la crisi”, presentata all’Assemblea di GiovaniImpresa Coldiretti alla vigilia della presentazione del pianogiovani del Governo, dalla quale si evidenzia che leprospettive non sono dissimili tra giovani occupati (61 percento) disoccupati (65 per cento) o studenti (54 per cento).

Nonostante questo – sottolinea la Coldiretti – solo il 36 percento non farebbe mai il lavoro dei propri genitori, il 30per cento lo farebbe senza entusiasmo mentre solo per il 28per cento sarebbe interessante. La preoccupazione sul futuroeconomico traspare anche dall’elevato grado diinsoddisfazione che caratterizza i giovani occupati che peril 36 per cento dei casi non sono contenti del propriolavoro, che risulta poco appagante dal punto di vistaeconomico per 3 insoddisfatti su 4 e privo di prospettive dicrescita professionale per 1 su 3. Il risultato e’ che -precisa la Coldiretti – ben il 77 per cento dei giovanioccupati pensa di cambiare lavoro. La situazione e’profondamente diversa tra i giovani agricoltori che nell’85per cento dei casi sono soddisfatti del proprio lavoro e solonel 34 per cento dei casi hanno pensato di cambiarlo. ”Lavoglia di fare meglio e’ stato il motore che ha fattocrescere il Paese da generazione a generazione”, haaffermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nelsottolineare che ”la mancanza di speranza dei giovani nelfuturo e’ la preoccupazione piu’ forte che ci viene dallacrisi in un Paese dove sono pesanti le responsabilita’ dellaclasse dirigente nell’impedire il necessario rinnovamentogenerazionale, come dimostra la limitata presenza di giovaninei centri di poteri, rispetto gli altri Paesi sviluppati”.

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