Rai: Tarantola, voglio qualita’ e pubblicita’. Via miss…(1 update)

MAR 6, 1279 -

(askanews) – Roma, 20 mag – Un modello culturale che preveda diconciliare la qualita’ dei programmi con gli ascolti, cheassicurano gli introiti pubblicitari. E’ questa la ”sfidache ci proponiamo” per la Rai, spiega in un’intervista a LaStampa il presidente dell’azienda radiotelevisiva Anna MariaTarantola. Una sfida, rileva, che Roberto Benigni, ”con lalettura della Costituzione in tv, ha dimostrato che e’possibile. Abbiamo abolito ‘L’isola dei famosi’ e ‘MissItalia’ perche’ non rientravano in questo progetto…”.

Certo, continua, e’ stato trasmesso il matrimonio diValeria Marini ma, sostiene Tarantola, ”sono incidenti chepossono sempre succedere e spero che ne succedano sempre dimeno. Ma vorremmo che la donna sia rappresentata in tv inmodo diverso, che la fiction sia piu’ contemporanea, raccontistorie piu’ realistiche”. Insomma, continua, per questa televisione si puo’ usareanche il termine nazional-popolare, ”anche se non lopreferisco. Io penso che la Rai, con i programmi generalisti,debba arrivare a tutti – spiega il presidente di VialeMazzini – deve fare prodotti allettanti, piacevoli, perche’se non la si vede non raggiunge l’obbiettivo di serviziopubblico. Questo non vuol dire che debbano essere volgari osensazionalisti”.

”Credo che la Rai, come concessionaria del serviziopubblico in Italia – continua Tarantola – debba avere una suadistinguibilita’, una sua cifra. Penso che una persona,quando accende la Tv, debba capire se sta guardando la Rai oun’altra emittente”. Il carattere distintivo e’ innanzitutto”la qualita’, sempre, in tutto: informazione, fiction,intrattenimento. Qualita’ vuol dire equilibrio, correttezza,no al sensazionalismo, no alla Tv del dolore…”. Questo nonsignifica fare una televisione di buoni sentimenti, chiarisceil presidente della Rai.

”Dobbiamo raccontare – spiega – anche le cose negativeperche’, se non le si conosce, non le si puo’ combattere. Madopo il racconto, bisogna offrire un messaggio di propostaper affrontare il problema. Vorrei un’informazioneverificata, con un pluralismo non solo politico, ma digenere, di culture, di territorio, di voci’.

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