Governo: oggi il Cdm, nuovo rinvio sull’Imu. Brunetta, rischio crisi

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(askanews) – Roma, 17 mag – Consiglio dei ministri fissato questa mattina alle 11 a palazzo Chigi. All’ordine del giorno Imu, rifinanziamento della cassa integrazione e eliminazione dello stipendio dei componenti del governo con status di parlamentare. Da Varsavia, dove ieri ha incontrato il primo ministro polacco Donald Tusk, Enrico Letta ridimensiona le attese rispetto alle decisioni in materia di Imu. ”Non sara’ il decreto dei miracoli ma conterra’ alcune scelte che ci consentono di avere 100 giorni di tempo per fare le riforme”, avverte il presidente del Consiglio spiegando che saranno ”riforme a favore delle imprese, delle famiglie, della lotta alla disoccupazione”. Precisa Letta: ”Era necessario spostare la data del versamento dell’Imu e sospenderla per poter fare una riforma per rilanciare l’edilizia e rendere le famiglie italiane meno appesantite dal fisco. Parleremo con tutti e cercheremo di dare risposte a tutti, sulle imprese, sui terreni agricoli, sulla riforma degli strumenti di cassa integrazione”. Avvertimento conclusivo: ”Speriamo di poter dare molte risposte. Ma non miracoli. Il decreto che il governo varera’ domani conterra’ alcune prime scelte”. Il problema centrale resta la copertura dell’eventuale abolizione dell’ Imu su prime case e capannoni industriali. Tra le coperture previste nel decreto che oggi e’ sul tavolo del governo c’e’ anche l’eliminazione dello stipendio dei ministri che sono parlamentari. Per quanto riguarda la cassa integrazione, sarebbe rifinanziata con un fondo di 800 milioni. Enrico Giovannini, ministro del Lavoro, ha tuttavia ricordato nella sua recente audizione alla Camera che ”quello della cassa integrazione e’ un problema strutturale che non puo’ essere affrontato solo rifinanziando”. Il Pdl continua a ritenere dirimente per l’attivita’ dell’esecutivo l’ abolizione dell’Imu e la restituzione dell’imposta pagata lo scorso anno. Ieri sera, intervenendo a ”Porta a Porta”, Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, ha confermato la posizione del suo partito: ”Entro agosto bisogna fare la riforma complessiva della tassazione degli immobili, compresi i capannoni, altrimenti cadra’ il governo Letta”. L’esponente del Pdl replica anche a Graziano Delrio, ministro degli Affari regionali, che in alcune dichiarazioni aveva parlato della possibilita’ che il pagamento dell’Imu sulla prima casa fosse semplicemente rinviato a settembre o a ottobre: ”Non conosce evidentemente il testo del decreto che il Cdm esaminera’. A settembre non si paghera’ piu’ l’Imu sulla prima casa. Se ci sara’ invece un compromesso con il Pd, vorra’ dire che verra’ abolita per l’80-90%. E’ da masochisti pensare che l’Imu sulla prima casa non verra’ abolita”. Da Varsavia, Letta torna sul problema della disoccupazione giovanile: ”Sono convinto che tutti i leader europei vedano il tema come il grandissimo incubo del nostro continente e sono convinto che ci sia la volonta’ di fare scelte subito per sostenere la lotta alla disoccupazione giovanile. La questione riguarda anche la Germania. Merkel e’ molto interessata”. Il premier coglie l’occasione della conferenza stampa conclusiva dell’ incontro con l’omologo polacco Tusk per prendere posizione sulla riforma delle intercettazioni (Enrico Costa, capogruppo del Pdl in commissione giustizia della Camera, ha ripresentato un ddl a riguardo): ”Non mi ricordo che fosse parte del mio programma con il quale ho chiesto il voto fiducia”. La priorita’ per l’esecutivo resta fronteggiare la grave crisi economica: ”Vogliamo fare scelte concrete e con i piedi per terra. E quindi farle passo passo, una dopo l’altra”. Letta conferma che il suo esecutivo punta all’uscita dalla procedura di infrazione prevista dall’Unione europea per deficit eccessivo. In questo caso si libererebbero le risorse necessarie a interventi strutturali. Per poter sospendere l’Imu sulle prime case il governo prevede un anticipo di tesoreria per i Comuni di circa 2 miliardi. La situazione degli enti locali e’ intanto di grave difficolta’ economica per poter continuare ad assicurare i servizi di propria competenza. Un allarme sui vincoli del Patto di Stabilita’ che ”stanno uccidendo il Paese” e’ lanciato dai presidenti delle Regioni Lombardia, Lazio, Puglia e Veneto. Chiedono al governo di intervenire, altrimenti si sancira’ la ”condanna a morte delle Regioni, dei Comuni e dell’intera societa”’. gar/red