Riforme: Convenzione, idea made in Bersani. Ora sfida Berlusconi-Rodota’

80 1, 1272 -

(askanews) – Roma, 29 apr – ”Le riforme istituzionali devonopartire sulla base del lavoro di una Convenzione”. Lo hadetto il premier Enrico Letta nel suo discorso programmaticoalla Camera, aggiungendo: ”In questa materia abbiamoassistito troppo spesso ad avvio di percorsi che apparivanocome risolutori e che invece si sono infranti contro vetireciproci e contrapposizioni dannose nonostante i richiamidel Capo dello Stato”. Da qui la proposta di un organismo adhoc che non si confonda con l’attivita’ del governo e conquella del Parlamento in modo da evitare i veti tra ipartiti, come e’ avvenuto nell’ultimo scorcio della scorsalegislatura sulla riforma elettorale. Letta ripropone un’idea lanciata, a onore di verita’, daPier Luigi Bersani, quando aveva ricevuto l’incaricoesplorativo dal Presidente della Repubblica, GiorgioNapolitano. Il segretario dimissionario del Pd aveva fattobalenare l’idea di una Convezione per le riformeistituzionali, offrendone la presidenza a un esponente dipunta del Pdl come Angelino Alfano per ottenere incontropartita il via libera a un ”governo di minoranza”guidato da lui stesso. Per rendere affascinante la proposta,Bersani aveva citato la Convenzione che dal 1792 al 1795elaboro’ la Costituzione della nuova Repubblica francese dopola rivoluzione del 1789. Il Parlamento e la Convenzionedovevano diventare i luoghi, secondo Bersani, doveconfrontarsi con il Pdl interessato a sospingere la sceltadell’elezione diretta del Capo dello Stato e con la Lega Nordinteressata trasformare il Senato in una Camera delleautonomie.

L’idea originaria di Bersani e’ stata riproposta oggi daLetta. Ma c’e’ gia’ una variante non di poco conto allaversione originaria: la Convenzione potrebbe esserepresieduta addirittura da Silvio Berlusconi. Lo ha detto oggilo stesso leader del Pdl a la ”Telefonata”, rubrica suCanale 5: ”Nelle trattative per il governo si e’ deciso cheil Presidente sia indicato da noi”. ”Sara’ lei?”, chiedeil giornalista Maurizio Berlpietro? ”Immagino di si”’, e’la risposta. Renato Brunetta conferma che nelle trattativeper la formazione del governo ”sono stati Bersani e Letta achiedere a Berlusconi di presiedere la Convenzione”. Lapossibile presidenza di questo organismo da parte diBerlusconi non puo’ che far venire in mente la Bicamerale del1997, quella presieduta da Massimo D’Alema con trevicepresidenti: Leopoldo Elia (Ppi), Giuliano Urbani (ForzaItalia) e Giuseppe Tatarella (An). L’intento eracostituzionalizzare la nuova destra berlusconiana.

In quella occasione Berlusconi, dopo aver illuso D’Alemasulla possibilita’ di un accordo, rovescio’ d’improvviso iltavolo del negoziato. Nella replica a Montecitorio, Letta si dice rammaricatoper una ragione: ”Mi dispiace che non sia stato ripreso ilriferimento del mio discorso alla Convenzione. Dev’esserechiaro che le riforme costituzionali le dobiamo fareinsieme.

Questa dev’essere la legislatura che faccia entrare l’Italianella Terza Repubblica e non la faccia permanere nell’agoniadella Seconda”. Il presidente del Consiglio annuncia chedomani tornera’ a battere su questo testo al Senato, sperandoin un esito migliore del dibattito a questo proposito.

Contro l’ipotesi della Convenzione presieduta daBerlusconi si schiera con decisione Gennaro Migliore,capogruppo di Sel alla Camera, in sede di dichiarazione divoto di fiducia sul governo: ”Non solo, caro presidenteLetta, nel suo discorso lei non ha fatto riferimento alproblema della legge sul conflitto di interessi. Ora si vuoleaddirittura far presiedere a Berlusconi l’organismo che deveistruire le riforme…”. L’esponente Sel si dice d’accordosull’istituzione dell’organismo, anche se propone: ”Perche’non la affidiamo a Rodota’?”.

Da segnalare intanto una dichiarazione di GaetanoQuagliariello, ministro delle Riforme: ”Ho una guida cheproviene dal documento dei saggi, e’ una fucina di riforme.

Alcune hanno tempi piu’ brevi, altre piu’ lunghe. Nondobbiamo attendere 18 mesi. Faro’ uno scadenziario. Il mioprimo impegno sara’ quello di scadenzare queste riforme”.

Era stato Letta a citare i 18 mesi come arco temporale delsuo governo, proprio il tempo minimo necessario per varare leriforme costituzionali seguendo le norme previstedall’articolo 138 della Carta costituzionali. Se dopo 18 mesinon avremo fatto nulla, ha fatto capire chiaramente Letta,tutti a casa.

gar/vlm