Quirinale: Bersani cerca outsider. Renzi vota Chiamparino ma vuole Prodi

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(askanews) – Roma, 18 apr – Nel Pd serata dedicata alle riunionidi corrente e agli incontri ufficiali tra il segretario PierLuigi Bersani e alcuni esponenti del Pd. Matteo Renzi arrivaa Roma per incontrare i suoi. La cinquantina di parlamentarirenziani si sono divisi questa mattina tra il voto a SergioChiamparino e le schede bianche. Nel secondo scrutinio delpomeriggio le preferenze per Chiamparino sono salite a 90,interpretate dal Transatlantico come capacita’ dei renzianidi tessere relazioni e forse di mascherare la preparazionedel lancio della candidatura di Romano Prodi. La riunione deiparlamentari del Pd sarebbe stata intanto fissata perdomattina alle 8.

Intanto c’e’ chi, come Michele Emiliano, sindaco di Bari,chiede le dimissioni del segretario: ”Ho chiesto a Bersani ealla segreteria del Pd di dimettersi e di lasciare il compitoai gruppi parlamentari di rimettersi in sintonia con ilPaese”. Matteo Richetti, renziano, dice di non essered’accordo con la proposta di Emiliano ”anche se ci sonomolte cose da chiarire”. Bersani replica annunciando”novita”’. ”Bisogna prendere atto di una fase nuova -scrive in una nota il segretario -. A questo punto pensotocchi al Partito Democratico la responsabilita’ di avanzareuna proposta a tutto il Parlamento. Questa proposta sara’,come nostro costume, decisa con metodo democraticonell’assemblea dei nostri grandi elettori”.I bersanianidichiarano che il segretario e’ alla disperata ricerca di unoutsider (Franco Gallo, presidente della Cortecostituzionale?). La mancata elezione di Marini al primo scrutinio staavendo ripercussioni non prevedibili nel Pd. La tensione e’altissima. I gruppi parlamentari torneranno a riunirsidomani, prima o dopo la terza votazione prevista con inizioalle 10. Un prima complicazione per Bersani e’ che Marini nonvuole fare un passo indietro: intende arrivare fino allaquarta votazione, quando e’ sufficiente la maggioranzasemplice per essere eletti. Questa soluzione lascia perplessigli stessi bersaniani, in quanto verrebbe interpretata comeostinata testardaggine nel voler difendere l’accordo conSilvio Berlusconi. La preoccupazione di Bersani e’ cheraggiunto l’obiettivo Marini al Quirinale, il giorno dopopotrebbe non esistere piu’ il Pd. Il segnale lanciato daquasi la meta’ dei componenti dei gruppi parlamentari e’infatti che non se la sentono di obbedire alle indicazionidel segretario. Complici i messaggi su Facebook, twitter equelli che vengono dai territori indirizzati ai parlamentaridel Pd (quasi tutti contro l’accordo con Berlusconi e suMarini), e’ difficile pensare che il dissenso espresso oggipossa rientrare. Ottenere il ritiro di Marini e’ possibile aun’unica condizione: che sia Bersani a chiederlo.

Tra alcuni dirigenti del Pd circola a questo punto laragionevole ipotesi del ”cambio di cavallo”. BocciatoMarini – dicono – si potrebbe provare a lanciare lacandidatura di Massimo D’Alema verificando se da parte delPdl ci sarebbero le stesse garanzie di accordo fornite sulnome dell’ex segretario della Cisl. Questa ipotesi non piacepero’ agli ex Popolari (Dario Franceschini, Beppe Fioroni,Rosy Bindi). ”Cosa avrebbe di piu’ D’Alema rispetto aMarini? Solo il pedigree di non essere mai appartenuto allaDemocrazia cristiana. A questo punto si tratterebbe di puradiscriminazione politica verso gli ex Dc”, dicono inTransatlantico coloro che non sono d’accordo nel lanciare ilnome di D’Alema.

L’ultimo scenario, quello che in serata acquista piu’consistenza, prevede la soluzione Prodi che pero’ passa dallarottura dell’accordo Pd-Pdl e dall’avvicinamento dellaprobabile data di elezioni anticipate. In quel caso, sarebbeRenzi il piu’ naturale competitor di Berlusconi (eccospiegato perche’ proprio Renzi potrebbe lanciare lacandidatura di Prodi al Quirinale). Molti deputati del Pd lapensano come Guglielmo Epifani, ex segretario della Cgil:”Il problema e’ che qualsiasi tentativo di accordo con ilPdl e’ interpretato fuori dalla Camera come un inciucio”. Alla soluzione Prodi potrebbe contribuire pure BeppeGrillo, qualora Stefano Rodota’ – votato oggi dal M5S, da Sele da molti franchi tiratori – rinunciasse alla corsa verso ilColle. A quel punto il M5S potrebbe indicare il nome di Prodisu cui si ritroverebbero con Pd e Sel. ”Quello che nonpossiamo accettare – dice un autorevole esponente del Pd – e’che ci chiedano semplicemente di confluire sul nome diRodota’. Quest’ultimo ha poi fatto un errore madornale.

Accettata la proposta di candidatura di Grillo, avrebbedovuto dichiarare pubblicamente di augurarsi una piu’ ampiaconvergenza sul suo nome e di non sentirsi solo il candidatodel M5S”.

gar/vlm