Lega Nord: ‘sacra’ Pontida divide partito. E ora Bossi minaccia l’addio

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(askanews) – Milano, 11 apr – Lega Nord a pezzi? Poco ci manca.

Di certo, il tradizionale raduno sul ‘sacro prato’ diPontida, che nelle intenzioni doveva servire per rilanciarel’immagine di un partito unito e compatto soprattutto agliocchi della base e dei militanti, ha sortito l’effettoopposto: innalzare il livello dello scontro tra bossiani emaroniani. Al punto che Umberto Bossi, ‘padre nobile’ delmovimento (e’ pur sempre il presidente del consigliofederale) ora minaccia l’addio. Esprimendo forti dubbi sullapossibilita’ di restare nel partito da lui stesso fondato. Eccole, le conseguenze di Pontida. E soprattutto dellacontestazione che il segretario Roberto Maroni e’ statocostretto a incassare da parte di una manciata di fedelissimidel Senatur. Immediatamente definiti dallo stesso Maroni”quattro pistola” che ”subiranno le conseguenze” per illoro strappo. Cosi’, i segretari nazionali Matteo Salvini(Lombardia), Roberto Cota (Piemonte) e Flavio Tosi (Veneto),sono stati subito incaricati di stabilire eventualiespulsioni o provvedimenti disciplinari per i contestatori diPontida. Detto, fatto. L’iter delle ‘purghe’ padane e’scattato ieri: il consiglio federale della Lega Lombarda,riunito in serata da Matteo Salvini nel quartier generale diVia Bellerio, ha proposto alcune espulsioni. Rischiano diessere messi alla porta l’ex capogruppo alla Camera, MarcoReguzzoni, l’ex assessore regionale lombardo allo Sport,Monica Rizzi, e altri ex parlamentari, tutti bossiani diferro. Nulla di definitivo, per ora. L’ultima parola sul lorodestino spetta al consiglio federale. E per i militantitesserati al Carroccio da piu’ di 10 anni esiste lapossibilita’ di giocarsi una carta ulteriore: una sorta diricorso in appello da presentare davanti a un comitato didisciplina nella speranza di ottenere un’assoluzione disecondo grado da parte di un organismo presieduto proprio daBossi.

Ma la sola richiesta di espulsione di alcuni esponenti del’cerchio magico’ e’ stata la goccia che ha fatto traboccareil vaso del Senatur. Che oggi, dalla sua Varese, non solo hapreso le distanze dalle decisioni di Maroni (”Io – ha detto,secondo quanto riportato da Varese News – non ho mai messofuori nessuno, tranne per chi si era venduto visibilmente”),ma ha anche minacciato di sbattere la porta in faccia alpartito che ha fondato: ”Se va avanti cosi’, alla fine nonrestero’ nemmeno io”. Esclusa, almeno per il momento, l’ipotesi di scissione conla creazione di un nuovo partito di bossiani: ”No – haassicurato l’ex ministro delle Riforme – questo no”. Pocheparole ma comunque sufficienti per ottenere da Salvini unaparziale retromarcia: il segretario della Lega Lombarda hainfatti deciso di sospedere la richiesta di espulsione perReguzzoni. fcz/vlm