Quirinale: Bersani-Berlusconi, primo approccio ma partita resta aperta

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(askanews) – Roma, 10 apr – Pochi commenti all’incontro durato un’ora alla Camera, iniziato intorno alle 17, tra Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi, presenti Enrico Letta e Angelino Alfano. Le due parti non vogliono fare previsioni sul tentativo di trovare un candidato condiviso per il Quirinale e non intendono rompere il filo del dialogo che secondo il Pdl dovrebbe misurarsi anche sul tentativo di formare un governo comune, eventualita’ che Bersani continua a escludere. Il segretario del Pd ha annunciato che domani incontrera’ Roberto Maroni, segretario della Lega Nord e che nei prossimi giorni sono previste riunioni con M5S e Sel (Bersani ha gia’ incontrato Mario Monti nei giorni scorsi a palazzo Chigi). Tocca al suo vice Letta fornire una prima valutazione del faccia a faccia di ieri: ”E’ stato un buon incontro. In un momento di grandi divisioni, il Pd sente la forte responsabilita’ che sul presidente della Repubblica ci sia un segnale forte di unita’ nazionale”. Avvalora questo giudizio Alfano: ”L’incontro e’ stato l’occasione per confermare quel che abbiamo sempre detto: il Presidente della Repubblica deve rappresentare l’unita’ nazionale e dunque non puo’ essere, e neanche puo’ apparire, ostile a una parte significativa del popolo italiano. Deve trattarsi di una personalita’ di indiscusso prestigio e di riconosciuta competenza istituzionale”. I protagonisti dell’incontro negano di aver fatto dei nomi e affermano di essersi confrontati sui criteri, ma alla fine tornano a circolare gli identikit di alcuni candidati. Giuliano Amato e Franco Marini sarebbero i nomi ritenuti dal centrodestra oggetto di possibile trattativa. Massimo D’Alema, Emma Bonino e Anna Maria Cancellieri piacciono di piu’ al centrosinistra. Il candidato su cui Berlusconi e Alfano avrebbero messo una sorta di veto e’ l’ex premier Romano Prodi, candidato ritenuto eccessivamente di parte. Per rendere meno aspro il veto sul nome di Prodi il Pdl non esclude l’eventualita’ che il nuovo Presidente della Repubblica possa nominarlo senatore a vita insieme allo stesso Berlusconi in modo da prevedere un’uscita di scena soft per i due leader che si sono a lungo fronteggiati negli ultimi due decenni (Prodi ha battuto il leader del Pdl sia nelle elezioni del 1996, sia in quelle del 2006). Se non si dovesse raggiungere un accordo sul Quirinale (le prime votazioni avverranno il 18 aprile), il Pdl spingerebbe per le elezioni anticipate indicando nelle date del 7 e 8 luglio la prima possibilita’. Bersani preferisce ribadire – lo ha fatto ancora una volta ieri nell’assemblea del gruppo Pd alla Camera – che non c’e’ alcuno spazio per governissimi e che lui non intende accettare ricatti o scambi sul problema del Quirinale. Secondo le versioni ufficiali dell’incontro tra Bersani e Berlusconi, non si sarebbe discusso di una possibile convergenza sui temi della governabilita’ su cui pure insiste il Pdl che sarebbe disposto a lasciare al segretario del Pd il ruolo di premier se si formasse un governissimo. Sempre secondo le versioni ufficiali, proprio la decisione di tenere separata l’elezione del nuovo inquilino del Colle dalla formazione di un eventuale governo da’ chance alle possibilita’ di trovare un accordo sul nuovo Capo dello Stato. Bersani, nel colloquio di ieri, avrebbe rassicurato Berlusconi e Alfano dicendo di avere in serbo una proposta per il Quirinale capace di trovare una larga convergenza e di non escludere che il nome scelto possa essere quello di una donna. Tocchera’ al prossimo incontro, forse il 16 aprile, verificare le reciproche disponibilita’ su un nome preciso. Nel Pd, Matteo Renzi torna intanto a prendere le distanze da Bersani. A Verona, ospite di un convegno organizzato nell’ambito della rassegna Vinitaly, il sindaco di Firenze non perde l’occasione per una nuova polemica: ”Per favore, smettete di perdere tempo perche’ bisogna, elezioni o no, che vi mettiate d’accordo e che si decida, altrimenti andiamo a elezioni. E se invece non si va a elezioni allora ci si metta d’accordo”. Renzi ha smentito di avere intenzione di abbandonare il Pd: ”Staro’ sempre dentro la sinistra perche’ non ne posso piu’ di quelli che si fanno i partiti personali”. gar/red