Camera: elogi a dibattito libro su Napolitano. Divide ricordo Craxi

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(askanews) – Roma, 4 mar – Ringraziamenti bipartisan al Capodello Stato, Giorgio Napolitano, al termine del suosettennato, e qualche ruggine in sala, tra Eugenio Scalfari eFabrizio Cicchitto, gia’ socialista e oggi presidente uscentedei deputati Pdl, sulla fase finale del Psi e del suo leader,Bettino Craxi. E’ quanto emerso dalla presentazione,stamattina a Montecitorio, del libro di Paolo Franchi”Napolitano. La traversata dalle Botteghe Oscure alQuirinale”.

Antonio Leone, vicepresidente della Camera, dopo averdefinito l’attuale ”un settennato che ha fatto onore allaRepubblica”, legge in apertura il messaggio di Napolitanonel quale spiega di non essere presente a Montecitorio per”non indulgere a tentazioni autocelebrative”. Subito dopo,Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, ringraziaNapolitano per il ruolo che ha sempre avuto nel difendere ilprogetto dell’Unione europea, aggiungendo che Europa e Italiahanno bisogno di stabilita’ e con questa finalita’ vaassolutamente rispettato l’esito delle elezioni di unasettimana fa.

Massimo D’Alema fa subito un appunto al testo di Franchi:”L’autore e’ partigiano delle posizioni di Napolitano”,anche quando si ricostruisce il dibattito che ci fu nel Pcitra il presidente della Repubblica ed Enrico Berlinguerall’inizio degli anni ’80. L’ex ministro degli Estericonferma di essere stato piu’ vicino all’allora segretariodel Pci, che ”aveva intuito prima di altri le ragioni difondo della crisi del sistema politico”. D’Alema ricorda lostile di quelle discussioni, ”in cui i contrasti non hannomai fatto venire meno le ragioni dell’ascolto e del rispettoreciproco: fu per esempio Giorgio Amendola a proporre PietroIngrao presidente della Camera”. In chiusura, un elogio aNapolitano perche’ ”ha pure sprovincializzato la sinistraitaliana grazie al suo impegno per l’Europa e all’interesseper gli Stati Uniti e alla socialdemocrazia, sul futuroeuropeo e’ stato addirittura visionario e oggi da’ la piu’alta testimonianza della politica e della democrazia in untempo in cui la politica e’ diventata brutta parola”.

Paolo Mieli, presidente della Rcs libri, parte da uninterrogativo: ”Come mai uno degli eredi del partito natonel 1921 a Livorno, da una scissione dal Psi, ha espresso laleadership della sinistra italiana e adddirittura l’uomo cheha oggi in mano le chiavi di questa situazione cosi’difficile ma anche l’uomo su cui molti investono affinche’ sitrovi una soluzione tra le difficolta’? Il libro di Franchinon e’ solo la biografia di Napolitano, e’ anche una pietraper ricostruire quello che vi ho detto all’inizio”. E’ lastoria, continua Mieli, di come si poteva stare nel Pci puravendo posizioni non sempre coincidenti. ”Fu riconosciuto aNapolitano, che non divenne successore di Togliatti comemolti pensavano, la legittimita’ di una posizione che haavuto piu’ futuro di quella berlingueriana pur benificiariadi molti successi. Quasi mai la linea di Napolitano e’ statavincente ma sempre fortemente legittimata. E stata anche lalinea che ha tenuto aperto il confronto con il Psi nelmomento di piu’ aspro scontro”, conclude Mieli.

Eugenio Scalfari affronta subito l’osservazione dipartigianeria fatta da D’Alema, ricordando di aver conosciutoNapolitano quando era stato definito ”migliorista”:”Berlinguer tento’ la via dell’alternativa democratica.

Napolitano non era d’accordo, era favorevole non banalmenteall’avvicinamento a Craxi ma alla matrice originaria delpartito. Berlinguer aveva detto che il Psi era cambiatoantropologicamente. Se ne ebbe conferma poi con Tangentopoli,quando si verifico’ che il Psi era diventato una banda.

Eccetto Giorgio Ruffolo e pochi altri, tutti finirono inForza Italia”. Parole dure che a fine discussione del libro,dopo un battibecco tra i socialisti presenti nella Sala dellaRegina e il fondatore di ”Repubblica”, fanno diramare uncomunicato di Fabrizio Cicchitto, oggi capogruppo del Pdl:”Scalfari non ha voluto venir meno alla sua ben notafaziosita’ e volgarita’ cogliendo come occasione lapresentazione del libro di Paolo Franchi su GiorgioNapolitano per rivolgere un insulto al Psi di Craxidefinendolo una ‘banda’. Questo metodo della demonizzazionedell’avversario introdotto a suo tempo nel confronto politicoproprio da Scalfari e’ una della cause certo remote, maprofonde, dell’imbarbarimento della lotta politica nel nostropaese del quale adesso stiamo vivendo uno dei punti estremi.

Scalfari ha fatto leva sulla gestione politica e giudiziariadi Mani pulite nella liquidazione del sistema di Tangentopoliche coinvolgeva tutti, dalla Fiat a De Benedetti allo stessoPci, e che fu fatta seguendo due pesi e due misure. Fu questauna delle ragioni per cui una parte del Psi si ritrovo’ inForza Italia”. Scalfari, nella parte conclusiva del suointervento, aveva poi affrontato il ”crocianesimo” diNapolitano capace di far coincidere gli interessi generalicon quelli della sua parte politica.

Giuliano Urbani, ex deputato di Forza Italia, ultimointervenuto, dice di condividere l’espressione di Napolitanoche compare nel libro di Franchi: ”Non possiamo non dirciliberali. E’ un approdo che gli fa onore. Lui ha sempre avutouna bussola: il dovere di una democrazia e’ costruire regolee valori condivisi da tutti”. Urbani svela un piccoloretroscena: nel 1994, furono lui e Giuliano Ferrara aproporre che Napolitano fosse nominato commissario europeoinsieme a Mario Monti, ma la proposta fu sabotata dalla LegaNord, che la rivelo’ ai giornali. ”Era un ponte gettatoall’opposizione nella speranza di un altro bipolarismo. Io eD’Alema fummo poi sconfitti nella Bicamerale sulla stessascommessa politica”, chiude Urbani.

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