Elezioni: e’ ingovernabilita’. E’ gia’ ipotesi nuove urne

NOV 4, 1252 -

(askanews) – Roma, 25 feb – L’Italia non e’ fatta per il bipolarismo e per due soli schieramenti che, sul modello anglosassone, si sfidano alle elezioni. E’ questo il messaggio che evidentemente gli italiani hanno lanciato ai partiti, ai movimenti politici con il voto di ieri e di oggi per il rinnovo delle Camere. Un messaggio che per essere forte, compreso dalla classe politica deve passare per qualcosa di dirompente, come l’ingovernabilita’ per la prossima legislatura. Altro infatti non puo’ produrre lo spoglio in corso. Al Senato nessuno schieramento ha raggiunto i 158 seggi necessari per la maggioranza assoluta e sono tre le formazioni che a vario titolo possono dirsi vincitrici. Non solo. Alla Camera, ma siamo ancora a dati parziali, la vittoria del centrosinistra, data per certa, non sembra essere piu’ cosi’ sicura. E, per tornare a Palazzo Madama, la coalizione guidata da Pier Luigi Bersani (che pur a tre quarti dello spoglio e’ in vantaggio) e’ destinata ad avere meno seggi del centrodestra. E con il fiato sul collo dei grillini. Una situazione complessiva dalla quale sara’ difficile, per il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, tirare fuori il nome del premier incaricato. A questo si aggiunge l’exploit del MoVimento di Beppe Grillo, vera sorpresa di questa tornata elettorale (dovrebbe portare tra Senato e Camera oltre 150 parlamentari) e la mancata capacita’ incisiva di Scelta Civica, non tanto nella figura di Mario Monti, ma nei risultati deludenti di Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini, con quest’ultimo che vede allontanarsi sempre piu’ la possibilita’ di tornare alla Camera. La mancanza di una indicazione chiara di maggioranza replica quanto accadde nel 2006, quando l’Unione di Romano Prodi vinse alla Camera ma perse al Senato. Con la legge elettorale in vigore allora (la stessa di oggi) pero’ la Cdl di Silvio Berlusconi non riusci’ ad ottenere la maggioranza anche se la differenza di un seggio (tale era lo scarto tra i due schieramenti a favore di Prodi) mise il Cavaliere in una posizione di forza cosi’ da rendere ingovernabile la situazione e andare alle dimissioni anticipate 22 mesi dopo. Analoga situazione oggi, con gli italiani che pur dando credito nuovamente a Silvio Berlusconi non lo hanno votato come accaduto nelle precedenti elezioni. E non hanno votato come si attendeva Pier Luigi Bersani, unico leader ritenuto (nelle aspettative di molti) l’unico in grado di interpretare e trasformare in dote elettorale le insofferenze, le insoddisfazioni, le critiche dei moderati del centrodestra verso Berlusconi. Una mezza battuta a vuoto del Pd (e per il suo alleato Vendola), che non si aspettava certo il pareggio, nella migliore delle ipotesi, che sembra profilarsi. Cosi’ come agli italiani non e’ piaciuta evidentemente la proposta politica di Mario Monti, poggiata sui due grandi sconfitti di questa tornata elettorale, Casini e Fini. Ancora, una buona parte degli italiani ha votato il populista e demagogo Grillo e la sua lista M5S che ha raggiunto un risultato abbondantemente sopra le attese. A tutto questo va aggiunto il preoccupante 6% di votanti in meno rispetto alle precedenti politiche. I messaggi che gli elettori sembrano mandare possono essere quindi due: basta con la vecchia politica, i vecchi riti e le stesse persone da anni, basta con le promesse di sempre e con un modo di fare politica che sembra essere sempre piu’ lontano dalle esigenze del cittadino; basta con questa legge elettorale, con questo sistema che impone i candidati agli elettori senza permettere loro di scegliere liberamente chi votare, indipendentemente dagli schieramenti, due o tre che siano. Un desiderio di tornare a contare, sembrano dire oggi gli italiani. E chissa’ che cio’ non possa significare un nuovo ritorno alle urne a breve come detto, tra gli altri ‘a caldo’, a commento dei primi dati, dal vice segretario del Pd Enrico Letta. fdv