Elezioni: l’influenza del voto estero, in arrivo polemiche e scontri

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(askanews) – Roma, 23 feb – Elezioni politiche del 2013 come quelle del 2006, con l’esito finale legato anche al voto degli italiani all’estero? Un serbatoio, quello dei nostri concittadini residenti oltreconfine, pari a quasi 3 milioni e 600 mila voti potenziali e in grado di determinare – pur considerando una affluenza solitamente intorno al 40% – la vittoria di uno schieramento, il raggiungimento della maggioranza al Senato, le alleanze pro-governo. Il tema del voto all’estero venne rivisto nel 2001, con l’approvazione della cosiddetta legge Tremaglia (dal nome del suo appassionato proponente, storico esponente del Movimento Sociale prima e di Alleanza Nazionale poi) che stabiliva le nuove regole: territorio elettorale suddiviso in quattro ripartizioni (Europa, con Federazione Russa e Turchia; America meridionale; America settentrionale e centrale; Africa, Asia, Oceania e Antartide) dalle quali risulteranno eletti complessivamente sei senatori e dodici deputati. La prima applicazione ad una consultazione politica nazionale della nuova legge (il voto e’ previsto anche per il referendum) si ebbe nel 2006, con le elezioni che videro la vittoria dell’Unione di Romano Prodi. Una vittoria del centrosinistra sul filo di lana, con la Casa delle Liberta’ di Silvio Berlusconi data per spacciata ma in grado di recuperare, nei mesi precedenti le elezioni, punti su punti. Fu comunque sconfitta per il centrodestra, ma il divario fra i due schieramenti risulto’ talmente minimo (24 mila voti di scarto alla Camera e 500 mila al Senato) da non permettere una solida maggioranza a Palazzo Madama. Una maggioranza cosi’ risicata (Prodi la defini’ ”sexy”) che non permise al governo di andare avanti ed obbligo’ il Presidente della Repubblica Napolitano a sciogliere nei primi mesi del 2008 le Camere con conseguenti elezioni anticipate. La pur fragile maggioranza al Senato Prodi la ottenne grazie all’elezione di quattro senatori della circoscrizione estero. Nelle previsioni l’arrivo della nuova legge sul voto avrebbe dovuto favorire e compattare il centrodestra, forte tra l’altro della popolarita’ acquisita oltreconfine dal ‘padre’ della norma Mirko Tremaglia. Fu invece tutto il contrario, con la Cdl fortemente divisa, quasi frantumata al suo interno sul fronte estero. Un pasticcio che ebbe come risultato la vittoria dell’Unione anche a Palazzo Madama. Durante i 22 mesi di legislatura alcuni senatori della circoscrizione estero furono al centro di presunte trattative, di tentativi di voto di scambio per togliere la fiducia al governo del Professore. In particolare salirono agli onori delle cronache i senatori Nino Randazzo e Luigi Pallaro. Il primo, eletto con l’Unione, racconto’ alla stampa che da Silvio Berlusconi gli venne offerta la rielezione e il posto da viceministro in cambio di un voto contro Prodi durante il dibattito sulla Finanziaria. Ma Randazzo rifiuto’. Pallaro invece, eletto con Associazioni italiane in Sud America, fu al centro di un piccolo giallo. Dopo aver annunciato il suo appoggio a Prodi, il centrodestra sostenne che Pallaro aveva cambiato idea e che non avrebbe piu’ sostenuto il governo. Pallaro smenti’ la cosa e appoggio’ Prodi in tutte le votazioni successive salvo non partecipare all’ultima, contribuendo di fatto alla caduta dell’esecutivo. L’immagine dei nostri parlamentari esteri non ne usci’ particolarmente bene, con molti commentatori e analisti che cominciarono a chiedersi l’utilita’ di questo voto. Un voto affidato, venne detto, ad italiani che con l’Italia non hanno quasi piu’ nulla a che fare. Con l’elezione – data la vastita’ delle ripartizioni – di candidati che i votanti non conoscono affatto. Infine con un sistema di voto – quello delle buste chiuse da far arrivare per posta ordinaria ai rispettivi consolati una settimana prima dello svolgimento della consultazione e da qui farle partire per l’Italia – che non sembra dare adeguata garanzia, sicurezza all’esercizio da parte dei cittadini di un diritto costituzionalmente previsto, con lo spettro dei brogli sempre presente. Nel 2008 quindi elezioni anticipate, con ovviamente ancora una volta l’incognita del voto estero. Lo sviluppo della consultazione ebbe pero’ questa volta caratteristiche diverse dal 2006. La vittoria del centrodestra sul Pd fu talmente netta (la piu’ significativa della storia repubblicana) che rese il voto estero ininfluente. Nonostante cio’ le polemiche, i dubbi sulla correttezza del voto ci furono lo stesso. Addirittura venne diffuso un video (di dubbia autenticita’) in cui si vedevano, sopra un tavolo all’interno di uno scantinato, centinaia di schede aperte con sopra barrato il simbolo del Pdl. Vero o falso il video dimostro’ ancora una volta quanto fosse delicata e nello stesso tempo difficile da gestire la questione del voto all’estero. Anche questa legislatura ha comunque il suo caso di un senatore eletto nella circoscrizione estero per il Pdl, Nicola Di Girolamo. Al senatore, su sollecitazione del primo dei non eletti, venne contestata l’elezione in quanto si sosteneva non fosse residente all’estero, come invece richiede la legge Tremaglia. Il Tribunale di Roma chiese gli arresti domiciliari per attentato ai diritti politici dei cittadini, per falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, per falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla sua identita’ e altro. Di Girolamo aveva dichiarato di essere residente in Belgio. Il Senato non concesse l’autorizzazione all’arresto. In un secondo momento la Giunta per le elezioni di Palazzo Madama prosegue l’attivita’ di verifica sulla decadenza del seggio. Dopo una seconda richiesta di arresto nell’ambito di una inchiesta sulla ‘ndrangheta, il primo marzo 2010 si Girolamo si dimise. L’aula di Palazzo Madama accetto’ le dimissioni. Il voto estero potrebbe tornare ora ad essere determinante. Fino a qualche mese fa la vittoria del Pd e del centrosinistra nel suo insieme era data per scontata. Ma con il ritorno prepotente sulla scena di Silvio Berlusconi e la metodica ‘salita’ in politica del premier Mario Monti le cose sono cambiate. La vittoria alla Camera del Pd e degli alleati non sembra essere in discussione mentre torna ad essere in dubbio (causa la legge elettorale attuale, il Porcellum) la vittoria al Senato. Certo gli italiani all’estero sono una minima parte dei votanti ma rischiano di essere anche questa volta determinanti. Al netto delle polemiche e delle accuse di brogli che arriveranno sicuramente, al di la’ di cio’ che accadra’ effettivamente, soprattutto se il riusltato elettorale verra’ deciso per pochi voti. Intanto all’estero hanno gia’ votato e le buste con le schede sono arrivate all’Ufficio elettorale presso la Corte d’Appello di Roma. fdv/vlm