Elezioni: accuse corruzione grandi imprese, effetti sul voto

13 3, 1248 -

(askanews) – Roma, 13 feb – Scandali e inchieste giudiziarie accompagnano la campagna elettorale con effetti imprevedibili sull’esito del voto del 24 e 25 febbraio che potrebbe segnalare una ulteriore disaffezione dalla politica. Questa volta nel mirino dei giudici ci sono due dei principali gruppi industriali controllati dal Ministero del Tesoro: Agusta Westland (Finmeccanica) e Saipem (Eni). L’indice e’ puntato su presunti episodi di corruzione per ottenere commesse da parte di governi esteri. L’arresto di Giuseppe Orsi, amministratore delegato e presidente di Finmeccanica Spa, riguarda la vendita di 12 elicotteri Agusta Westland al governo di Nuova Delhi. La Procura di Busto Arsizio ipotizza i reati di corruzione internazionale, peculato e concussione per l’affare da 500 milioni di euro nel quale sarebbero state versate tangenti per 50 milioni. A causa della stessa inchiesta e’ agli arresti domiciliari Bruno Spagnolini, amministratore delegato di Agusta Westland. Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, e’ indagato dalla Procura di Milano per presunta corruzione internazionale legata a contratti siglati da Saipem. L’ipotesi della Procura e’ che siano state pagate tangenti per circa 200 milioni di euro per ottenere appalti da oltre 11 miliardi di euro in Algeria. Colpendo le inchieste dei giudici due industrie a partecipazione statale, sono inevitabili le polemiche politiche su chi ha nominato i vertici di Finmeccanica ed Eni. Antonio Di Pietro attacca il premier dimissionario per non aver avvicendato i vertici di Finmeccanica quando si diffusero le prime notizie sull’inchiesta a carico di Orsi e dei vertici dell’azienda: ”Monti la smetta di fare il professore e dica chiaramente ai cittadini perche’ non ha mai risposto ai tantissimi atti ispettivi presentati dall’Idv sulla vicenda Finmeccanica. Monti ha fatto orecchie da mercante”. La replica di Monti arriva nel corso dell’intervista concessa ieri sera al Tg diretto da Enrico Mentana su La7: ”Se Di Pietro vuole fare denunce, lo aspetto con soddisfazione. Ci sono stati episodi di corruzione che hanno riguardato i partiti e i loro territori. Il mio governo con molta fatica e’ riuscito a fare approvare dal Parlamento, contro forti resistenze del centrodestra, una legge contro la corruzione ma bisogna andare avanti con la legge sul falso in bilancio e sulla corruzione internazionale”. Orsi e’ stato nominato amministratore delegato di Finmeccanica il 4 maggio 2011 dal governo Berlusconi, dopo alcune polemiche tra Giulio Tremonti, in quel momento ministro dell’Economia, e Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sull’opportunita’ di rimuovere Pier Francesco Guarguaglini che da nove anni era al vertice del gruppo che produce armi, aerei, elicotteri, e satelliti. Secondo alcune ricostruzioni, la Lega Nord avrebbe sostenuto in quell’occasione la posizione di Tremonti. Da qui la dichiarazione di Roberto Maroni, segretario del Carroccio: ”Orsi ai vertici di Finmeccanica e’ stato indicato dal Consiglio dei ministri. Chi fa insinuazioni su un presunto coinvolgimento della Lega Nord in questa vicenda ne rispondera’ in sede civile e penale”. Maroni chiede anche un intervento immediato del governo per tutelare le eccellenze dell’industria italiana dall’attacco della magistratura. Silvio Berlusconi, intervistato sul sito web del Messaggero, difende l’ amministratore delegato dell’Eni: ”Conosco personalmente alcuni dirigenti di Eni, Scaroni in testa. Sono persone di grandissima rettitudine che fanno molto bene e hanno fatto molto bene all’Italia e all’Eni. Mi sento di escludere un loro coinvolgimento e un loro interesse personale in queste vicende”. Il leader del Pdl sposta l’ attenzione su un’altra inchiesta: ”Vedo sottostimata la vicenda Montepaschi che e’ uno scandalo enorme. Non si sa dove sono andati a finire tre miliardi”. Il riferimento e’ al maggior prezzo che la banca senese ha pagato agli spagnoli del Banco di Santander per acquistare Antonveneta rispetto a quanto pagato in precedenza dalla banca spagnola (l’episodio risale al 2007 quando Mps era presieduta da Giuseppe Mussari). Berlusconi non rinuncia a indicare un coinvolgimento nello scandalo di alcuni settori del Pd per gli storici rapporti tra la sinistra e il Mps, tenendo conto di chi ha tradizionalmente gestito i vertici della Fondazione bancaria oltre al Comune e alla Provincia di Siena. Difficile per Pier Luigi Bersani negare che per decenni il Mps ha distribuito i suoi dividendi al territorio di Siena, governato prima dal Pci e poi dal Pd, sotto forma di investimenti e sponsorizzazioni. Il segretario del Pd qualche giorno fa e’ tornato sulla vicenda Mps: ”Come al solito la destra scatena polveroni. La questione riguarda struttura manageriale e direzione Mps. Il tema e’ quello del rafforzamento dei meccanismi di controllo. Via i partiti dalle banche, via i banchieri dai partiti. Va ripristinato il reato di falso in bilancio cancellato dal governo presieduto da Berlusconi.”. Era la risposta a Monti, che sulla sua pagina Facebook aveva scritto: ”Per il bene di tutti, dobbiamo tenere i partiti lontani dalla gestione delle banche”. La riforma dei partiti e della politica resta all’ordine del giorno. gar/sam/