Giappone, esercito si scusa con ex soldata vittima di abusi

Vittoria di Rina Gonoi: ha preteso in chiesta con petizione online

SET 29, 2022 -

Roma, 29 set. (askanews) – Le Forze di autodifesa terrestri giapponesi hanno riconosciuto oggi che un’ex soldata è stata vittima di aggressioni sessuali da parte di ex superiori e colleghi. Lo riferiscono i media locali e l’agenzia di stampa France Presse. Si tratta di una vicenda sentita in Giappone, dove il movimento #MeeToo spinge sempre più per un’effettiva parità di genere e per la fine di comportamenti predatori nei confronti delle dconne. La vittima, Rina Gonoi, ha 23 anni e aveva presentato ad agosto una petizione al Ministero della Difesa, con le firme di oltre 100mila persone, che chiedeva l’apertura di un’indagine indipendente sulle aggressioni sessuali di cui è stata vittima. Il capo di stato maggiore delle Forze di autodifesa nipponiche, generale Yoshihide Yoshida, ha indicato che l’indagine ha stabilito la veridicità delle accuse di Gonoi, che è stata regolarmente vittima di aggressioni e indimidazioni sessuali durante il servizio. “Come rappresentante delle Forze di autodifesa terrestri mi scuso sinceramente con Rina Gonoi, che ha subito sofferenza e dolore per lungo tempo”, ha detto il generale durante una conferenza stampa. L’inchiesta – secondo quanto ha detto un portavoce all’agenzia di stampa France Presse – è tutt’ora in corso e le punizioni nei confronti dei responsabili devono ancora essere decise. Ma l’esercito ha di fatto riconosciuto che la giovane soldata è stata toccata e intimidita dai colleghi maschi durante un addestramento nel 2021, un anno dopo il suo arruolamento. “E’ troppo tardi”, ha dichiarato in lacrime alla stampa Rina Gonoi, dopo l’ammissione delle Forze di autodifesa terrestri. La donna ha abbandonato l’esercito per motivi di salute dopo una prima indagine nella quale i procuratori avevano archiviato il caso per mancanza di prove. “Spero – ha detto ancora Gonoi – che rivedranno le loro pratiche perché questo genere di cose non accada mai più”. Dopo aver lasciato l’uniforme, la giovane donna non si è arresa e ha lanciato una petizione online chiedendo “un’inchiesta equa, sanzioni e scuse”. Quando è stata presentata al ministero della Difesa, aveva raggiunto quasi 106mila firme.