Nordcorea furiosa contro “The Mole”, documentario irriverente

Mette in scena i traffici per violare le sanzioni

OTT 16, 2020 -

Roma, 16 ott. (askanews) – “The Mole” potrebbe diventare il nuovo “The Interview”? Il documentario prodotto in 10 anni di lavoro dal regista danese Mads Bruegger, che sostiene di raccontare la rete dei traffici nordcoreani, è stato immediatamente bollato come “assolutamente contrario alla realtà” dal regime di Pyongyang. Lo scrive oggi NK News, il sito specializzato in questioni nordcoreane.

Il documentario – articolato in una serie di puntate che ha esordito meno di una settimana fa – racconta le peripezie di un gruppo di attori danesi che per tre anni si sono messi in contatto con diplomatici e funzionari nordcoreani per aggirare le sanzioni, comprando armi o persino il know how per costruire un laboratorio per processare la droga in una remota isola dell’Uganda.

La trama vede uno chef disoccupato che si infiltra nell’Associazione di amicizia coreana, un gruppo di sostegno pro-regime che ha sede in Spagna, animata dalla figura di Alejandro Cao de Benos, un personaggio conosciuto in tutto il mondo proprio grazie alle sue molteplici attività a favore della Corea del Nord. Riesce così a ottenere la fiducia di ufficiali e diplomatici nordcoreani.

A questo punto entra in scena un terso personaggio, un sedicente ex legionario francese e trafficante di cocaina condannato, che gioca il ruolo di trafficante internazionale di armi. A muovere le fila è lo stesso regista, Bruegger, che si presenta egli stesso come il “burattinaio”.

La trama intessuta dal regista danese, “grottesca e talvolta a malapena credibile” secondo la stessa BBC che ha co-prodotto l’opera con le reti televisive scandinave, è apparsa “altamente credibile” a Hugh Griffiths, cordinatore della commissione di esperti ONu sulla Nordcorea tra il 2014 e il 2019. “Questo film rappresenta il imbarazzo più forte per il presidente Kim Jong Un che abbia visto”, ha affermato alla BBC. “Per quanto appaia dilettantesco, quesrto non significa che l’intento di vendere e acquisire valuta estera non ci sia. Elementi del film corrispondono realmente con quello che già sappiamo”, ha commentato.

La reazione di Pyongyang non si è fatta attendere. “Siamo veramente offesi dalle manovre di forze ostili per collegare la nostra ambasciata (a Stoccolma, ndr.) ad attività illegali e vogliamo davvero che questo incidente venga risolto in maniera completa”, si legge in un comunicato della Repubblica democratica popolare di Corea riportato da NK News. “Se si ottenesse il girato completo, senza montaggi o tagli da parte di quel manipolatore o filmmaker che sia, si capirebbe in maniera cristallina chi è che mente e ci vorrebbero pochi minuti per risolvere la questione”, afferma ancora.

La Corea del Nord è sotto sanzioni Onu dal 2006 a causa del suo programma nucleare. Ma è la prima volta che si hanno documenti filmati così diretti che testimoniano i tentativi nordcoreani di evadere le sanzioni Onu.

Non è la prima volta che la Corea del Nord si trova nel mirino del cinema e reagisce. Il caso più eclatante è quello di “The Interview”, la commedia prodotta dalla Sony che metteva in scena l’uccisione del leader supremo Kim Jong Un. Allora la reazione furiosa nordcoreana arrivò al suo culmine con un efficace hackeraggio dei servere della major.