Covid-19, Sudcorea: possibili effetti collaterali da uso remdesivir

Altra tegola per il trattamento, dopo critiche Oms

OTT 16, 2020 -

Roma, 16 ott. (askanews) – L’utilizzo dell’antivirale remdesivir per la cura di Covid-19 potebbe aver prodotto 11 casi di possibili effetti collaterali in Corea del Sud. Lo scrive oggi l’agenzia di stampa Yonhap.

Fino alla chiusura del mese di settembre, secondo i dati rilasciati dal ministero per la sicurezza del farmaco di Seoul, un totale di 11 casi di possibili effetti collaterali sono stati rilevati: si va dall’aumento degli enzimi del fegato, a casi di eruzioni cutanee, orticaria, due casi di prematura contrazione dei ventricoli del cuore e un caso di vomito.

Il farmaco sviluppato dalla statunitense Gilead è usato nel trattamento del Covid-19 in Corea del Sud dal mese di luglio, dopo aver ottenuto l’approvazione del ministero competente. Finora è stato somministrato a 611 pazienti ed è autorizzato esclusivamente per i pazienti che hanno sviluppato una polmonite grave necessitante di supporto per la respirazione.

Il ministero ha chiarito che non sono stati rilevati effetti particolari più gravi e anche per quelli segnalati si deve ancora valutare con sicurezza se siano direttamente causati dal farmaco, originariamente sviluppato per la cura di Ebola.

La notizia viene in un momento in cui ci sono dubbi sull’efficacia del farmaco americano. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha diffuso uno studio – che però deve essere ancora sottoposto a processo di peer-review per la pubblicazione su una rivista scientifica – secondo il quale il remdesivir non ha mostrato effetti apprezzabili di riduzione della mortalità e della degenza ospedaliera dei pazienti. Risultati altrettanto deludenti, inoltre, sono stati attribuiti nello studio ad altri tre farmaci: idrossiclorochina, lopinavir/ritonavir e interferone.