Thailandia, dimostranti democratici ancora in piazza contro governo

Nonostante lo stato d'emergenza e gli arresti

OTT 15, 2020 -

Roma, 15 ott. (askanews) – Nonostante la stretta imposta dal governo e gli arresti, anche oggi i manifestanti democratici tailandesi che chiedono le dimissioni del generale Prayut Chan-O-cha sono scesi in piazza a Bangkok. Lo riferiscono i media locali.

I dimostranti si sono riuniti in uno degli incroci cruciali della capitale tailandese, Ratchaprasong, e non sono mancati contatti e tensioni con la polizia in assetto anti-sommossa.

La nuova manifestazione era stata convocata da alcuni dei giovani leader della contestazione, alcuni dei quali sono stati arrestati.

“Abbasso alla dittatura…andate via…rilasciate i nostri amici”, hanno urlato i manifestanti, per lo più giovani e giovanissimi.

La polizia ha letto agli altoparlanti il testo della dichiarazione di stato d’emergenza proclamata ieri dal regime, dopo che i manifestanti hanno bloccato un corteo in cui c’era anche la regina Suthida con altri esponenti della famiglia reale, che si stavano recando a un tempio buddista.

IN conseguenza della manifestazione di ieri, la polizia ha arrestato almeno 20 persone, tra le quali ci sarebbero cinque dei giovani leader della protesta. I manifestanti di oggi di chiarano di non voler lasciare la piazza neanche nella notte e creano delle manifestazioni flash. Molti innalzano le tre dita nel loro saluto – mutuato dal film “Hunger Games” – e protestano per le tasse.

La decisione dell’esecutivo, per cercare di fermare le manifestazioni, è stata quella di imporre il divieto di assembramento a più di cinque persone e di rafforzare la sorveglianza sui post internet che possano minacciare la sicurezza nazionale. Il governo ha anche addotto la scusa che le proteste avrebbero messo a rischio le “misure anti-COVID”.

Il movimento democratico è ormai in piazza da mesi, per chiedere le dimissioni di Prayut Chan-O-Cha, un generale al potere dopo un ennesimo colpo di stato avvenuto nel 2014. Chiede inoltre il ritorno alla democrazia, con una modifica della costituzione imposta dalla giunta militare nel 2017.

Ma – questione delicata in un paese che mantiene un profondo rispetto per la monarchia – vuole anche che il re non abbia più potere d’ingerenza negli affati politici, oltre che l’abrogazione della controversa e draconiana legge sulla lesa maestà che impedisce di fatto ogni critica alla Corona tailandese con la minaccia di lunghe pene detentive.