Kim Jong Un “spiacente” per funzionario sudcoreano ucciso

Vicenda oscura; Pyongyang addossa responsabilità a vittima

SET 25, 2020 -

Roma, 25 set. (askanews) – Il leader supremo nordcoreano Kim Jong Un ha espresso il suo dispiacere al presidente sudcoreano Moon Jae-in per la vicenda dai contorni ancora oscuri del funzionario sudcoreano ucciso questa settimana per mano di soldati nordcoreani. Lo ha scritto oggi l’agenzia di stampa Yonhap, che ha parlato di “scuse”. Ma, in realtà, Pyongyang non s’è assunta la responsabilità dell’avvenimento, addossando le colpe alla vittima.

Cheong Wa Dae – che è la denominazione della presidenza sudcoreana – ha comunicato che, in un formale dispaccio, il leader nordcoreano Kim Jong Un si è detto “estremamente dispiaciuto” perché il presidente Moon e gli altri sudcoreani hanno provato grande “disappunto” a causa della “sgradevole” vicenda avvenuta in acque nordcoreane.

Al di là, tuttavia delle scuse formali, Pyongyang non appare volersi assumere piena responsabilità. Assieme al messaggio di Kim, infatti, è stata trasmessa una ricostruzione degli avvenimenti che, più o meno, recita così: un uomo “non identificato” ha attraversato senza autorizzazione il confine marittimo conteso tra Sud e Nord e, interrogato mentre era ancora a bordo di un oggetto galleggiante a 80 metri di distanza, non ha risposto “sinceramente”.

L’imbarcazione militare nordcoreana, allora, si è avvicinata e ha sparato mentre l’individuo tentava di fuggire. Si sarebbe trattato di 10 spari a una distanza di 40-50 metri. Dopodiché, i militari nordcoreani hanno cercato l’individuo, ma hanno trovato solo sangue, non il corpo. Hanno così dato fuoco al materiale galleggiante, in base alle linee-guida per la prevenzione del COVID-10.

La ricostruzione – autoassolutoria – contiene tratti poco chiari, come d’altronde poco chiara è tutta la vicenda. Il funzionario sudcoreano 47enne lavorava per il ministero degli Oceani e della Pesca ed era scomparso da una nave di 499 tonnellate lunedì pomeriggio, mentre effettuava un’ispezione a bordo dell’imbarcazione nei dintorni dell’isola di Yeonpyeong. Si tratta di un’isola che si trova al limite del confine marittimo non riconosciuto e conteso tra le due Coree.

“La Corea del Nord ha trovato l’uomo nelle sue acque e ha commesso un atto di brutalità, sparandogli e dando fuoco al suo corpi, secondo l’analisi approfondita di diverse intelligence da parte dei nostri militari”, ha comunicato ieri il ministero della Difesa di Seoul. “Il nostro esercito – ha continuato – condanna con forza tale atto brutale e chiede decisamente che il Nord fornisce una spiegazione e punisca i responsabili. Inoltre avverte la Corea del Nord che tutte le responsabilità per questo incidente sono sue”. Da 12 anni non accadeva che un civile sudcoreano fosse ucciso da spari nordcoreani.

Ma che ci faceva quell’uomo in mare? Secondo lo Stato maggiore della difesa sudcoreeano, pare che il funzionare si sia buttato tra le onde dalla nave, probabilmente in un tentativo di fuggire verso la Corea del Nord. Sull’imbarcazione sono state ritrovate le sue scarpe.

Il giorno dopo, da un battello nordcoreano, i marinai avrebbero visto qualcosa galleggiare in lontananza. Era il sudcoreano, con indosso una giacchetta di salvataggio e si manteneva a un oggetto non meglio identificato. Il punto era a circa 3-4 km a nord della Linea di limitazione settentrionale (NLL), che rappresenta il confine marittimo di fatto tra le due Coree. Parliamo di circa 38 km dalla posizione della nave da cui era saltato giù, secondo lo stato maggiore sudcoreano.

L’ufficiale sudcoreano è stato interrogato e, sempre secondo lo stato maggiore di Seoul, avrebbe espresso la sua volontà di rifugiarsi in Corea del Nord. “Alle 21.40 di sera i soldati nordcoreani a bordo della loro nave gli hanno sparato, prima di spargere sul suo corpo benzina e dargli fuoco alle 22”, ha affermato lo stato maggiore. E tutto sarebbe avvenuto in base agli “ordini arrivati dalla superiore autorità”.

L’ipotesi fatta dallo stato maggiore sudcoreano è agghiacciante. “Noi riteniamo – ha detto un ufficiale alla Yonhap – che la Corea del Nord abbia fatto questi atti contro l’umanità (…) come parte delle sue linee-guida di quarantena anti-COVID-19”.

La Corea del Nord ha adottato una politica di quarantena durissima. Secondo quanto affermato dal generale Robert Abrams, capo delle Forze Usa in Corea (USFK), Pyongyang ha dispiegato i propri corpi speciali vicino al confine con la Cina con l’ordine di sparare a vista chiunque attraversi il confine. Non è chiaro se un ordine simile sia stato diramato anche in relazione al confine tra le Coree.