Schiavone (Cgie): rivedere impianto rappresentanza italiani estero

Nel giro di 60 giorni, come ha indicato presidente Repubblica

SET 24, 2020 -

Roma, 24 set. (askanews) – A maggior ragione dopo la vittoria del sì al referendum sul taglio dei parlamentari, “c’è la necessità di rivedere l’impianto della rappresentanza degli italiani all’estero”, cercando “di fare delle proposte”. Lo ha annunciato nel corso di un incontro online con la stampa il Segretario generale del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie), Michele Schiavone.

“C’è necessità di rivedere tutta l’architettura e l’impianto della rappresentanza degli italiani all’estero, ovviamente con l’esito referendario, nel giro di 60 giorni, come ha indicato il presidente della Repubblica. Dobbiamo muoverci e cercare di fare delle proposte, che a questo punto possono essere differenti, svariate”, ha detto Schiavone, “Ma che non dovrebbero distanziarsi tanto dalle pratiche già usate. Le rappresentanze territoriali oggi sono più che valide, bisognerebbe rafforzare le prerogative, come abbiamo fatto del resto approvando le due riforme del 2017. Evidentemente anche quei documenti sulla base di quanto è successo, con la dimensione dei parlamentari, avrebbero bisogno ancora di una piccola manutenzione, ma soprattutto di una prospettiva che ci deve spingere a immaginare, proporre, pensare un orizzonte molto più lontano. Verso il 2030-2040, 2040 più che 2030. Dandoci anche un’agenda di obiettivi”.

“E in questa agenda, sicuramente con una priorità eccessiva, rientra la rappresentanza”, secondo il segretario generale del Cgie. “Noi abbiamo diversi modelli di rappresentanze per quanto riguarda i parlamentari. Vi sono le modalità per eleggere i parlamentari europei, quelle per eleggere i parlamentari nazionali, i regionali, i provinciali. Ma allo stesso tempo credo che non sia più un tabù il fatto che la circoscrizione estera per l’esiguo numero di rappresentanti possa essere anche superata, cercando di recuperare in ogni regione una rappresentanza di cittadini italiani che vivono all’estero. Sarebbe il minimo e in questa maniera si potrebbe compensare il taglio”.

Ma questa, ha chiarito, “è una delle mille ipotesi. Come sarebbe anche ipotizzabile avere dei rappresentanti a livello regionale, visto che le regioni ormai, soprattutto per alcune prerogative e di sussidiarietà allo stato, sono autonome. Questo potrebbe in ogni modo coinvolgerci per rafforzare anche gli aspetti territoriali regionali italiani. E’ un magma che di per sé ha bisogno di essere incanalato”.

“Quello che noi cercheremo soprattutto di fare, come in uso negli ultimi quattro anni, grazie anche a un emendamento della legge applicativa sui Comites, è coinvolgere entro la fine dell’anno nei vari continenti i Comites, le associazioni per poter discutere a livello continentale la rappresentanza che meglio riteniamo opportuna”, ha sottolineato. “Oggi l’Italia è un piccolo Paese nel mondo: l’idea di potenza non sarebbe tale se questi 6 milioni di nostri connazionali residenti all’estero, più gli italo-discendenti, non continuassero ad apportare quel valore aggiunto del quale beneficia il nostro Paese”, ha concluso.