Pompeo vede alto esponente cinese, ma rapporti restano freddi

Yang Jiechi è tra gli architetti della politica estera di Pechino

GIU 18, 2020 -

Roma, 18 giu. (askanews) – Per quanto da parte cinese si sia definito “costruttivo”, l’incontro alle Hawaii tra il segretario di Stato Usa Mike Pompeo e il membro del Politburo del Partito comunista cinese Yang Jiechi – uno dei principali esponenti nella nomenklatura di Pechino, considerato anche tra i principali architetti della politica estera cinese – sembra essere stato particolarmente teso e aver evidenziato tutte le divisioni tra le due principali potenze economiche mondiali che vanno dalla questione di Hong Kong, a quella di Taiwan, da quella repressione delle popolazioni musulmano-uigure nello Xinjiang al tema del commercio.

L’esito finale è un accordo di essere d’accordo a migliorare le relazioni: sostanzialmente nulla di concreto. Secondo quanto ha riportato oggi il South China Morning Post, Yang ha ribadito con Pompeo che Pechino resta determinata nel procedere con la legislazione sulla sicurezza a Hong Kong, che ha provocato proteste e rivolte nell’ex colonia britannica. I militanti democratici vedono nella mossa cinese un’ulteriore, pesante limitazione dell’autonomia del territorio.

Il portavoce del ministero degli Esteri cinesei Zhao Lijiang ha riferito che Yang ha chiarito che la Cina vuole sì avere un rapporto rispettoso e pacifico con gli Stati uniti, ma non a prezzo di rinunciare a difendere il suo territorio, la sua sicurezza e il suo sviluppo. Le questioni di Hong Kong, Taiwan e Xinjiang sono materia, dal suo punto di vista, esclusivamente interna.

“La determinazione della Cina a procedere verso una legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong è incrollabile”, ha avvertito il portavoce del ministero degli Esteri- “La Cina – ha proseguito – si oppone risolutamente all’interferenza Usa nelle questioni di Hong Kong e al comunicato dei ministri degli Esteri del G7 su Hong Kong”.

Yang ha anche ribadito che la Cina considera Taiwan parte integrante del proprio territorio e ha protestato per una nuova norma che autorizza sanzioni, firmata dal presidente Usa sulla questione dello Xinjiang, dove secondo le organizzazioni per i diritti umani Pechino ha di fatto internato un milione di musulmano-uiguri.

Il Dipartimento di Stato ha emesso un comunicato nel quale si sottolinea come gli Usa abbiano evidenziato “importanti interessi americani e la necessità per un rapporto reciproco tra le due nazioni attraverso interazioni commerciali, di sicurezza e diplomatiche”.

Pompeo inoltre ha ribadito la richiesta di una “piena trasparenza e condivisione dell’informazione per combattere la pandemia COVID-19 e prevenire futuri focolai”.