Coronavirus, 8 casi in Libia, Oms: tra i Paesi più a rischio

Governo Tripoli estende coprifuoco e scarcera oltre 450 detenuti

MAR 30, 2020 -

Roma, 30 mar. (askanews) – Il governo di accordo nazionale di Tripoli ha annunciato la scarcerazione di oltre 450 detenuti per scongiurare la diffusione del coronavirus dopo che le autorità sanitarie libiche hanno confermato finora otto casi di contagi tra Tripoli e Misurata. Un incremento che ha indotto il governo anche a estendere il coprifuoco, in vigore dal 21 marzo scorso, dalle 14 alle 7. Secondo quanto riportato dai media libici, il governo ha anche vietato gli spostamenti tra le città, se non per ragioni di salute e per questioni urgenti di sicurezza.

L’Organizzazione mondiale della Sanità ha classificato la Libia tra i Paesi a più alto rischio della regione, a fronte di un sistema sanitario, e di tutti i servizi pubblici essenziali, danneggiati da un conflitto in corso dal 2011.

“Le capacità di risposta a un’epidemia sono estremamente limitate nell’Est della Libia e quasi inesistenti nel Sud – si legge nella dichiarazione del direttore regionale, Ahmed Al-Mandhari, per il Mediterraneo Orientale – le popolazioni vulnerabili presenti in tutto il paese, come gli sfollati, i migranti e i rifugiati sono i a rischio malattia a causa del limitato accesso all’assistenza sanitaria, alle informazioni sulla malattia e alle condizioni in cui vivono. La situazione nei centri di detenzione e nelle carceri è particolarmente preoccupante”.

Secondo il Global Health Security Index (GHS) del 2019, la Libia si colloca al 185esimo posto tra 195 Paesi per la sua capacità di rispondere alla diffusione di un’epidemia e in un rapporto del marzo 2020, figura tra i 27 paesi definiti “i più vulnerabili alle epidemie”.

Le ong che operano nel Paese hanno denunciato nei giorni scorsi “la mancanza di personale medico specializzato, di attrezzature mediche e della capacità medica di rispondere ai bisogni sanitari” posti dal coronavirus, con il rischio di “un’impensabile numero di morti se il conflitto in corso non si ferma”, consentendo l’arrivo degli aiuti necessari. Di fatto gli scontri tra il governo di Tripoli e le forze del generale Khalifa Haftar in atto da ormai un anno si sono intensificati negli ultimi giorni, con decine di morti su entrambi i fronti, nonostante l’appello lanciato e ribadito più volte dalla comunità internazionale di fermare le ostilità per fronteggiare l’emergenza coronavirus.