Libia, Sarraj: comunità internazionale inerme su blocco petrolio

Premier: "Sì, ci sono combattenti siriani; e i mercenari con Haftar?"

FEB 17, 2020 -

Roma, 17 feb. (askanews) – Il blocco delle esportazioni di petrolio da parte delle forze del generale Khalifa Haftar ha reso “catastrofica” la situazione in Libia e “la comunità internazionale, che invoca stabilità, non è intervenuta in alcun modo”: è quanto ha dichiarato il premier del governo di accordo nazionale di Tripoli, Fayez al Sarraj, ricordando in un’intervista a The Times che il greggio “è la principale fonte di reddito” del Paese.

Il blocco in atto dal 18 gennaio scorso ha causato perdite per oltre 1,4 miliardi di dollari, con una produzione che si attesta oggi a poco più di 160.000 barili al giorno, contro 1,2 milioni di inizio gennaio. La Libia rischia così una crisi finanziaria, ha ammonito il premier, dopo che il blocco ha già causato carenze di carburante in tutto il Paese e black-out elettrici.

“Haftar sta usando il blocco dell’export petrolifero come un altro mezzo di pressione per raggiungere i propri obiettivi – ha sottolineato il premier – non è mai stato serio nell’avviare un processo di pace. Sta solo cercando di prendere altro tempo, di mostrare alla società internazionale che è interessato a una soluzione politica, quando in realtà lui crede che la soluzione militare sia l’unica soluzione per la Libia”.

Nel corso dell’intervista Sarraj ha più volte denunciato il “doppiopesisimo” della comunità internazionale, che consente ad Haftar di proseguire indisturbato con il blocco delle esportazioni di greggio, continuando a ricevere armi dall’esterno, nonostante l’embargo Onu.

“Mosca non è in grado di mettere fine al sostegno di questi mercenari russi garantito ad Haftar? Ci sono aerei degli Emirati nello spazio aereo libico, ci sono droni degli Emirati sulla Libia. Abbiamo trovato armi fornite dalla Francia ad Haftar. Si tratta di fatti appurati, non di previsioni o probabilità”, ha precisato il premier, difendendo la propria richiesta di sostegno militare alla Turchia.

“Sì, ci sono combattenti siriani”, ha ammesso Sarraj, confermando quanto emerso nelle scorse settimane riguardo a migliaia di siriani inviati in Libia da Ankara. “Ma non ci si può concentrare sulla loro presenza ignorando il supporto inviato all’altra parte – ha rimarcato – i mercenari arrivati dal Sudan e dai gruppi di opposizione del Ciad, e le armi inviate negli ultimi quattro anni”. Un rapporto Onu ha confermato la presenza di circa 3.000 mercenari da Sudan e Ciad al fianco di Haftar, oltre a combattenti dell’Est Ucraina fedeli a Mosca.