Ministro Esteri Kiev: Mosca faccia la sua parte per la pace in Donbass

Vadim Prystajko: con gli Usa va meglio di prima

FEB 10, 2020 -

Roma, 10 feb. (askanews) – La Crimea, assicura, prima o poi tornerà sotto l’ala di Kiev e l’Ucraina sarà un Paese dell’Unione europea e della Nato: il ministro degli Esteri ucraino Vadim Prystajko in una intervista concessa a Orietta Moscatelli di Askanews ammette i tanti problemi che il nuovo presidente Zelensky è chiamato a gestire con poco spazio di manovra, ma è convinto che la storia sappia stupire e anche se ora nessuno ci crede darà poi ragione al suo Paese (e al suo governo). E a proposito di sorprese: dopo il processo di mpeachment a Donald Trump per la vicenda degli aiuti militari sospesi all’Ucraina, afferma Prystajko, “vi stupirà, ma i rapporti con gli Usa sono cambiati per il meglio.†Askanews: l’arrivo al potere del presidente Volodymyr Zelensky ha diffuso un cauto ottimismo sulla possibilità di una soluzione per il conflitto nel Donbass. Come si può arrivare ad una vera svolta? Prystajko: “Interessante che si veda un’apertura dove la vedono molti ucraini, quel 72% di ucraini che ha votato per Zelensky presidente e il 73% che ha scelto il suo partito perchè stanchi di chi guidava prima il Paese. Ma il problema è che non puoi fare molto senza che anche l’altra parte si impegni, non si tratta di una disputa per un fiume, quando magari ti incontri a metà strada e decidi cosa fare. Abbiamo una guerra sul nostro territorio, abbiamo avuto già 14 mila morti e perso il 7% del territorio nazionale, oltre al 20% della produzione economica. Quindi l’azione di qualsiasi presidente o primo ministro sarà limitata dalla realtà sul terreno: cioè che hai di fronte a te forze nemiche molto più forti (..) e come arrivare con flessibilità a una soluzione politica? Che cosa ti chiede la gente, che cosa vuole l’altra parte? Il presidente Zelensky deve destreggiarsi sulla linea rossa rappresentata dal non sacrificare gli interessi nazionali e non permettere che la situazione politica collassi del tutto. E’ una sorta di corridoio che deve percorrere. Ma è vero, c’è una certa flessibilità, l’ha mostrato sul versante umanitario, con gli scambi di prigionieri, molto importanti per gli ucraini. Questo è il punto su cui per ora il presidente ha avuto i maggiori risultati. Il resto è tutto molto complicato, i russi non stanno facendo i passi necessari, ad esempio la frontiera con la Russia nel nostro Sud-est è ancora in mano loro, noi non abbiamo accesso al confine. Vogliono che organizziamo elezioni in Donbass, ma Zelensky dice: signori, come possiamo tenere elezioni in un territorio di cui non controlliamo la frontiera, come faccio a sapere chi vota, come posso in una situazione del genere prendere poi delle decisioni politiche.

Askanews: La Crimea è il nodo apparentemente insolubile, ovviamente Kiev ne reclama la restituzione, ma lei davvero lo ritiene possibile? Prystajko: “Quando l’Urss è collassata, abbiamo deciso che, sì, siamo tutti fratelli di una grande famiglia, ma ora ognuno deve vivere la propria vita, come nuovo membro della Comunità internazionale. Ciascun Paese lasciava l’Unione sovietica con i confini amministrativi esistenti, nessuno diceva: possiamo dare questo, possiamo prendere quello. Poi dopo più di 20 anni arriva la Russia e chiede un territorio, la Crimea, che era stata parte della Federazione russa, poi anche indipendente, poi parte dell’Ucraina, una storia complicata che ci porta a scavare in secoli di storia e se questo è l’approccio allora possiamo arriavre ai romani o ai greci nella penisola di Crimea. E’ qualcosa di cui si può discutere, ma non c’è stata nessuna discussione: la Russia è arrivata e si è presa un territorio abitato da 2 milioni di persone, con una sua economia, sue infrastrutture. Qualcosa di mai visto in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Ma come gestire una situazione del genere con una potenza nucleare, quando l’Ucraina all’arma nucleare ha rinunciato con la fine dell’Urss, perdendo una leva utilizzabile in caso di conflitto. Credevamo che l’inizio della nuova storia, o la fine della storia, per dirla con Fukuyama, non avrebbe richiesto soluzioni dei conflitti con le armi, invece eccoci qua. Noi non risponderemo con le armi, perché si finirebbe per uccidere tanta gente: la nostra, la loro. Crediamo si debbano usare gli strumenti a disposizione che possano funzionare. E se la Comunità internazionale pensa che ci siano metodi migliori di ammazzare delle persone, se possiamo fare riferimento al diritto internazionale, così procederemo. Intendo lo strumento delle sanzioni, meccanismi civilizzati che però mostrino lo sdegno internazionale, che dicano ‘non è così che nel 21esimo secolo ci si comporta con i Paesi confinanti’. Quanto al fatto se sia realistico pensare di recuperare la Crimea: credo sia realistico tanto quanto si è rivelata realistica l’indipendenza degli Stati Baltici dopo 70 anni sotto l’Unione sovietica, o la riunificazione tedesca. Noi non diciamo: accadrà tra cinque, sette, 20 anni, ma accadrà. Se non sarà possibile, allora dovremo tornare al Medio Evo, con le guerre a sistemare i problemi tra vicini di casa.

Askanews: “Il suo governo promuove l’integrazione euroatlantica e punta all’integrazione con l’Ue. Di nuovo, realisticamente, lei vede l’Ucraina membro Nato e dell’Ue in un futuro non troppo lontano? Prystajko: “La risposta secca è ‘sì’, non abbiamo la alla di vetro per dire quando avverrà, ma incontro tanti colleghi di Paesi che hanno compiuto il processo di riforme richiesto e alcuni di loro non ci avrebbero mai creduto, invece è diventato realtà. Credo sia fattibile, anche se l’Ucraina è un caso particolare: ad esempio l’estensione territoriale, un Paese così grande che diventa parte dell’Ue è cosa complicata, per la Nato è complicato il fatto che c’è una guerra in corso, noi comprendiamo perfettamente tutto questo. Ma per noi è importante il processo già di per sè, il fatto che stiamo mettendo in campo riforme. Non dimentichiamo che i valori europei sono all’inizio di tutta questa storia, la gente in Ucraina nel 2013 non è scesa in strada contro la Russia, ma perché l’allora presiden(Yanukovich) si era rifiutato di firmare l’Accordo di associazione con l’Ue. Questa era la cosa più importante per gli ucraini.

Askanews: “L’Ucraina è stata al centro del processo di impeachment di Donald Trump. In sostanza, il presidente Usa è stato accusato di ricattare il presidente Zelensky, sospendendo gli aiuti militari per ottenere inchieste sul suo avversario politico Joe Biden. Sono cambiati, e come, i rapporti tra Ucraina e Usa dopo questa vicenda? Prystajko: “Vi stupirà, ma i rapporti con gli Usa sono cambiati per il meglio. Non solo abbiamo avuto gli aiuti militari di cui si è tanto parlato durante il processo di impeachment, ma ne abbiamo ricevuti altri, in aggiunta. Questo grazie anche alle complicate dinamiche interne negli Usa, con il Congresso da una parte che chiedeva di dimostrare più sostegno all’Ucraina e il presidente Trump che sosteneva di dover capire quanto, come bisognava aiutare l’Ucraina, e così via. Non siamo stati certo contenti di ritrovarci al centro dell’impeachment, ma fortunatamente ora il processo è terminato e noi stiamo ricostruendo la nostra relazione: se ci sono stati dei danni, ricostruiremo, ma al momento, per quanto sembri strano, stiamo ricevendo più di quanto promessoâ€.

Pie