Russia, smentite previsioni: l’eterno Lavrov resta ministro Esteri

«Il sistema forma e corregge il corso delle decisioni»

GEN 22, 2020 -

Mosca, 22 gen. (askanews) – Sergey Lavrov a quanto pare è eterno. Il ministro degli Esteri mantiene ancora una volta la sua carica dopo le dimissioni a sorpresa del governo di Dmitri Medvedev e la scelta del tecnico Mikhail Mishustin come nuovo premier. Confermati anche il capo degli Interni Vladimir Kolokoltsev e della Difesa Sergey Shoigu, che dimostrano pure loro di essere insostituibili, per ora. Mentre altri nomi, da altri dicasteri quali lo Sport, la Cultura e molto altro, ossia Vitaly Mutko, Vladimir Medinsky, Olga Vasilieva, Veronika Skvortsova, Olga Golodets, Dmitry Kozak non sono entrati nel nuovo governo.

Le scelte per l’esecutivo russo guidato da Mishustin fanno pensare a una continuità, con correzioni formali. Come scrivono oggi in prima pagina le Ivestja, ci sono “9 volti nuovi su 21: quasi la metà”. Interessante è il caso di Anton Siluanov, rimasto il ministro delle Finanze, ma non primo vice premier. La carica è stata assunta da Andrei Belousov, che in precedenza era stato un assistente del presidente Vladimir Putin e che sicuramente merita molta attenzione

I commenti immediati però si sono concentrati soprattutto su Lavrov, ministro più longevo dell’era Putin. Prima della sua ennesima riconferma di ieri, c’era chi dava ormai per certa una sua uscita. Una sua sostituzione con il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, si è dimostrata ancora una volta una falsa notizia. E “produttore di fake news”, dicono fonti russe, appare anche chi ha indicato non lui ma Yurii Ushakov, assistente presidenziale, come il vero autore della politica estera russa.

“Così può scrivere una persona che davvero non conosce la politica russa, la realtà russa, il nostro ordinamento e il sistema di potere”, spiega un’altra fonte ad Askanews a Mosca. “E come se qualcuno non avesse mai ascoltato il nostro presidente e non avesse mai letto nulla di noi. Le decisioni, quelle di largo respiro, non intendo la firma sui documenti, ma la concezione che fa capo al presidente non si possono legare una singola persona che sia un consigliere, un assistente o anche un ministro. C’è un intero sistema che forma e dirige e corregge il corso delle decisioni. Il presidente, il Consiglio di Sicurezza senza dubbio, il Ministero degli Esteri e certo c’è l’amministrazione presidenziale”. Ma anche altri organi che fanno parte della politica estera dalla Cultura alle Finanze, dalla Difesa, conclude la fonte.

Tornando all’esecutivo, tra i vari nomi Yuri Trutnev, Yuri Borisov e Tatyana Golikova ci sono ancora, tre vicepremier. Nove vice premier, non più dieci. Età media 47 anni. Tra i nuovi vice primi ministri, Marat Khusnullin, responsabile della costruzione di Mosca, e Dmitry Chernyshenko, a capo di Gazprom-Media. Konstantin Chuychenko non è ora il vice primo ministro – il capo dell’apparato governativo, ma il ministro della giustizia. Il capo di Rosobrnadzor Sergey Kravtsov è diventato Ministro della Pubblica Istruzione, il capo del dipartimento di cinematografia Olga Lyubimova va al Ministero della Cultura. Il ministero del Caucaso settentrionale non è più lì (ma l’ex procuratore generale Yuri Chaika diverrà Inviato plenipotenziario nel Caucaso).

Ma appunto la vera novità è Belousov, un economista da una famiglia di economisti non nuovo in esecutivo, ma mai in una carica così alta. Negli anni ’90 ha lavorato presso l’Istituto di previsioni economiche dell’Accademia delle scienze russa, negli anni 2000, presso il proprio Centro di analisi macroeconomica e previsioni a breve termine.

Belousov, a nome di Putin, ha creato l’Agenzia per le iniziative strategiche, impegnata a migliorare il clima degli investimenti in Russia. Ora è membro del consiglio di sorveglianza dell’Agenzia insieme a Putin e German Gref. La scelta caduta su di lui, apprezzato per la componente umana e la simpatia, e anche sullo stesso Mishustin – ovvero colui che ha reso molto appetibile il sistema fiscale russo – appare pun messaggio forte e chiaro al business internazionale. Ma Belousov secondo alcuni critici è anche nemico degli oligarchi, un duro statista e crede nell’idea di un “anello di nemici” intorno alla Russia. La sua iniziativa di più alto profilo degli ultimi anni è stata il sequestro di profitti in eccesso da parte delle aziende metallurgiche e petrolchimiche, per un totale di oltre 500 miliardi di rubli. E di sicuro anche in futuro, la sua attività di governo non passerà inosservata.