Libia, Noc: produzione greggio presto ai minimi dalla caduta di Gheddafi

Sanalla: "Blocchi sono illegali, sono azioni criminali"

GEN 22, 2020 -

Roma, 22 gen. (askanews) – La produzione di petrolio della Libia toccherà “in pochi giorni” il punto più basso mai raggiunto dalla caduta di Muammar Gheddafi, nel 2011, perchè il blocco dei terminal dell’export ha comportato una rapida cessazione delle attività produttive. Stando a quanto precisato al Financial Times da Mustafa Sanalla, presidente del colosso petrolifero libico Noc (National Oil Corporation), la produzione è già passata da circa 1,3 milioni di barili al giorno a soli 400.000 barili da venerdì scorso, quando le forze del generale Khalifa Haftar hanno bloccato i terminal, e arriverà a toccare, “in pochi giorni” o al massimo settimane, i 72.000 barili.

“La situazione si aggrava con il passare dei giorni – ha detto Sanalla – questi blocchi sono illegali, sono azioni criminali. Bisogna che la vicenda si risolva presto perchè più tempo rimaniamo offline, più diventa difficile riprendere la produzione nei campi più vecchi”.

Nei giorni scorsi, la Noc ha dichiarato che il “Comando generale dell’Esercito nazionale libico (guidato da Haftar) e la Guardia alle strutture petrolifere delle regioni centrali e orientale hanno ordinato al management di Sirte Oil Company, Harouge Oil Operations, Waha Oil Company, Zueitina Oil Company e Arab Gulf Oil Company (AGOCO), filiali della National Oil Corporation, di fermare le esportazioni di petrolio dai porti di Brega, Ras Lanuf, Hariga, Zueitina e Sidra”. Nella nota si precisa che “questo porterà a una perdita della produzione di petrolio di 800.000 barili al giorno e a perdite finanziarie di circa 55 milioni di dollari al giorno”.

Per Sanalla la situazione è la peggiore dalla crisi del 2011, perchè mai era stato previsto di poter arrivare a toccare un livello così basso di produzione, quale 72.000 barili al giorno. La maggior parte del petrolio libico si trova onshore e con una limitata capacità di stoccaggio e nessuna rotta per l’export, la produzione dovrà essere fermata, ha aggiunto.

Per Sanalla, se non verrà risolta, questa crisi rischia di erodere le riserve di liquidità del Paese e di incoraggiare flussi di migranti verso l’Europa: “Se le persone perdono i mezzi di sostentamento, se non riescono a vedere la luce in fondo al tunnel, la frustrazione le porterà a tentare la traversata del Mediterraneo”.

Frustate anche le ambizioni della Noc di portare la produzione del Paese a 1,5 milioni di barili nel 2020 e a 2,5 milioni nei prossimi anni: “Questo danneggerà e distruggerà il nostro lavoro. Dobbiamo garantire che la produzione vada avanti. Se diventa un Paese fallito, le persone non investiranno”.