Da Europarlamento dure critiche a Commissione e Consiglio Ue su Polonia, Ungheria

Azione senza risultati, lo Stato diritto sta peggiorando

GEN 16, 2020 -

Bruxelles, 16 gen. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha adottato a larga maggioranza oggi a Strasburgo (446 voti favorevoli, 178 contrari e 41 astensioni) una risoluzione in cui afferma che quanto la Commissione europea e il Consiglio Ue hanno fatto finora per il rispetto dello stato di diritto in Polonia e Ungheria non ha portato questi due Stati membri a riallinearsi ai valori fondanti dell’Unione.

Nella risoluzione gli eurodeputati sottolineano che le relazioni e le dichiarazioni della Commissione e degli organismi internazionali (l’Onu, l’Osce e il Consiglio d’Europa) coinvolti indicano che “la situazione sia in Polonia che in Ungheria si è deteriorata sin dall’attivazione dell’articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull’Unione europea”.

L’articolo 7 è stato attivato dallo stesso Parlamento europeo nel settembre 2018 per l’Ungheria e dalla Commissione europea per la Polonia nel 2017, a causa delle le ripetute azioni che l’uno o l’altro dei governi di questi paesi, o entrambi, hanno intrapreso contro lo stato di diritto, la separazione dei poteri e l’indipendenza della magistratura, la libertà e il pluralismo della stampa, la libertà accademica, le iniziative della società civile, la libertà di espressione, la corruzione, i diritti delle minoranze, dei migranti e dei rifugiati. Nel marzo 2018, il Parlamento europeo ha sostenuto la posizione della Commissione contro la Polonia.

La procedura dell’articolo 7 prevede che uno Stato membro possa essere sottoposto a sanzioni, se il Consiglio Ue stabilisce (all’unanimità senza il paese interessato) che esiste un evidente rischio di grave violazione dei valori dell’Unione. Ma prima di arrivare a questo, il Consiglio organizza delle audizioni per ascoltare le autorità nazionali dello Stato sotto accusa.

Nella risoluzione adottata oggi gli eurodeputati lamentano che le audizioni organizzate dal Consiglio per ascoltare le autorità polacche e ungheresi (con il governo di Budapest nel settembre e nel dicembre 2019, e con le autorità di Varsavia in tre occasioni nel periodo da giugno a dicembre 2018) non sono organizzate in modo regolare, strutturato e aperto. Per questo motivo, chiedono al Consiglio di rivolgere raccomandazioni concrete ai due Stati membri, indicando i termini per la loro attuazione, al fine di assicurare il rispetto delle leggi dell’Unione.

“L’incapacità del Consiglio di applicare efficacemente l’articolo 7 continua a compromettere l’integrità dei valori comuni europei, la fiducia reciproca e la credibilità dell’Unione nel suo complesso”, sottolinea la risoluzione.

Inoltre, gli eurodeputati hanno espresso profonda preoccupazione per il fatto di non aver potuto partecipare alle audizioni, in particolare nel caso dell’Ungheria (che era stato aperto proprio dal Parlamento europeo con l’attivazione dell’articolo 7), e criticano la Commissione per l’ambito di applicazione, giudicato troppo limitato, della sua proposta motivata relativa allo stato di diritto in Polonia.

Il Parlamento europeo invita la Commissione ad avvalersi appieno degli strumenti disponibili, in particolare le procedure d’infrazione accelerate e le domande di provvedimenti provvisori dinanzi alla Corte di europea di Giustizia, per far fronte a un evidente rischio di violazione grave da parte della Polonia e dell’Ungheria dei valori su cui si fonda l’Unione.

La risoluzione, infine, sottolinea “l’imminente necessità” di un meccanismo Ue in materia di democrazia, stato di diritto e diritti fondamentali, sul modello di quello che ha proposto lo stesso Parlamento europeo, con un esame annuale indipendente, basato su riscontri oggettivi e non discriminatorio, che valuti su un piano di parità il rispetto dei valori stabiliti dall’articolo 2 del Trattato Ue da parte di tutti gli Stati membri.