Fukushima, nuovo piano bonifica: governo vuole farla entro 2031

Ma esperti sono scettici, qualcuno vuole soluzione "alla Cernobyl"

DIC 2, 2019 -

Roma, 2 dic. (askanews) – Il Giappone ha reso pubblico il cronoprogramma per la bonifica dei reattori nucleari della centrale Fukushima-1, teatro del più grave incidente atomico dopo Cernobyl. Secondo questo piano, la rimozione delle scorie rimaste nei reattori inizierà dal 2021.

“Man mano che la gente torna e procede la ricostruzione nelle aree attorno alla centrale, noi prenderemo misure basate sul principio base di coordinare la ricostruzione e la bonifica”, ha commentato il ministro dell’Economia, del Commercio e dell’Industria nipponico Hiroshi Kajiyama.

E’ la quinta volta che il governo nipponico è costretto a rivedere il piano per rimettere in sicurezza la centrale investita l’11 marzo 2011 dallo tsunami che devastò le coste del Giappone nordorientale.

Punto fermo del programma è la previsione di conclusione della bonifica in 30-40 anni. Per quanto riguarda la rimozione di 4.741 barre di combuistibile nucleare che si trovano all’interno delle vasche di raffreddamento dei sei reattori, la data prevista è il 2031.

Nonostante questo, tuttavia, appare difficile fare reali previsioni sui tempi della bonifica, anche perché i lavori hanno già registrato in questi otto anni e mezzo diverse battute d’arresto: si tratta di fare spesso operazioni mai tentate prima.

La principale sfida è quella di rimuovere qualcosa come 800 tonnellate di combustibile nucleare che si è fuso all’interno dei tre reattori andati in “meltdown” nel 2011.

La compagnia elettrica Tepco, proprietaria dell’impiano, ha raccolto dettagli e, per la prima volta, a febbraio è riuscita a mandare nel reattore numero due un piccolo robot telescopico che non si è guastato come accaduto nei tentativi precedenti e che è riuscito a smuovere piccoli pezzi di combustibile. Entro la fine del 2021 la Tepco spera di poter iniziare lì la rimozione.

La scelta di rimuovere il materiale è contestata da alcuni studiosi, i quali sono convinti che il materiale non sia rimuovibile e propendono in una soluzione sul modello di Cernobyl, dove è stato costruito un sarcofago per contenere il reattore dell’incidente del 1986.