Cosa succede in Siria (oggi scade l’ultimatum di Erdogan ai curdi)

Il presidente turco incontra Putin

OTT 22, 2019 -

Roma, 22 ott. (askanews) – Con l’approssimarsi della scadenza dell’ultimatum di Ankara ai curdi siriani di deporre le armi, che termina oggi, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, incontra a Sochi il suo omologo russo Vladimr Putin con il quale discuterà gli ultimi sviluppi della situazione in Siria, in particolare l’offensiva lanciata lo scorso 9 ottobre dall’esercito turco per ripulire il Nord-est siriano dalle forze curde; offensiva che era stata sospesa lo scorso 17 ottobre dopo un accordo di cessate-il-fuoco di cinque giorni deciso da Ankara a seguito di pressioni di Washington.

L’incontro di oggi tra i due capi di stato è stato preceduto dal rifiuto di Mosca alla presenza di qualsiasi formazione militare “illegale” sul territorio siriano, come ha dichiarato il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov.

Un alto funzionario turco citato dalla tv satellitare al Arabiya, ha detto che Ankara “riceverà (da Mosca) informazioni circa il punto di vista del regime siriano e si parlerà dei passi che saranno intrapresi durante la riunione con Putin sugli sviluppi della situazione nel Nord della Siria”.

Da parte sua, l’assistente del presidente russo, Yuri Ushakov, ha dichiarato che il suo paese “è in costante contatto con il presidente siriano Bashar al Assad attraverso il ministero della Difesa riguardo all’operazione militare turca”, come ha riferito la stessa emittente di proprieta saudita.

“E’ intenzione della Turchia di fermare la sua operazione militare nel caso di un ritiro completo” delle forze curde dalla zona, ha ribadito il portavoce della presidenza turca Ibrahim Kalin citato dall’agenzia di stampa turca Anadolu.

Intanto la tv al Hadath ha pubblicato la copia di una lettera inviata dal governo siriano al segretario generale delle Nazioni Unite, in cui denuncia “le pessime condizioni dei civili siriani nelle zone di confine con la Turchia” a causa dell’offensiva di Ankara e chiede al Consiglio di Sicurezza Onu di “assumere le proprie responsabilità per mantenere la pace e la sicurezza”.

E il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha fatto sapere che il presidente Donald Trump “è del tutto pronto a un’azione militare contro la Turchia, se necessaria”.

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