Libia, Sarraj ammette sostegno turco: “Proteggiamo nostro popolo”

Premier denuncia assenza di "qualsiasia iniziativa di mediazione"

LUG 31, 2019 -

Roma, 31 lug. (askanews) – Il premier del governo di accordo nazionale di Tripoli, Fayez Al-Sarraj, ha ammesso di ricevere il sostegno militare della Turchia per “proteggere il nostro popolo” dall’offensiva del generale Khalifa Haftar.

In un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa russa Ria Novosti, alla domanda se sia vero quanto sostenuto da Haftar sul sostegno turco alle forze di Tripoli, Sarraj ha risposto: “Innanzitutto, stando alle dichiarazioni del rappresentante Onu e ad altri numerosi rapporti, negli ultimi tre anni le forze dell’aggressore hanno ricevuto diversi tipi di armi da diversi Stati, ormai noti a tutti. L’aggressore è stato spinto ad attaccare Tripoli proprio a fronte di questo enorme arsenale. Questa è una violazione dell’embargo Onu. Lo abbiamo più volte denunciato in tutti i consessi internazionali a cui abbiamo partecipato, chiedendo di mettere fine a questa violazione o di permetterci a nostra volta di armarci. Ora ci stiamo proteggendo, collaborando con gli Stati amici, agendo come riteniamo necessario per proteggere il nostro popolo e il legittimo governo di accordo nazionale”.

Nel corso dell’intervista, Sarraj ha dichiarato che “la guerra finirà quando l’aggressore sarà sconfitto” e le sue forze costrette a tornare alle loro postazioni pre-guerra. Quindi ha denunciato l’assenza di “qualsiasi iniziativa per mediare o promuovere l’idea di mettere fine alla guerra”, aggiungendo che “ci sono solo dichiarazioni e appelli da diversi leader stranieri, che chiedono la fine delle operazioni militari e il rilancio del processo per una risoluzione politica”. Ma, ha rimarcato, “noi non abbiamo attaccato nessuno e l’appello per una cessazione delle ostilità dovrebbe essere rivolto all’aggressore”.

“Noi esercitiamo il nostro legittimo diritto a proteggere la nostra patria e la nostra città – ha aggiunto – così come le speranze dei libici di costruire uno Stato civile e democratico, esercitiamo il diritto di respingere un’aggressione ingiustificata nel corso della quale le violazioni commesse sono classificate in base al diritto internazionale come crimini di guerra. La legge non dice che dovremmo fermare le operazioni militari, ma che l’aggressore dovrebbe tornare alle posizioni da cui ha lanciato l’offensiva”.