Schiavone (Cgie): istituzioni riportino a casa italiani rapiti

"Accorato appello" per non lasciare "nulla di intentato"

LUG 15, 2019 -

Roma, 15 lug. (askanews) – Il segretario generale del Consiglio generale degli Italiani all’Estero (Cgie), Michele Schiavone, ha lanciato oggi un “accorato appello” alle istituzioni italiane “affinché si facciano promotrici di adeguate iniziative risolutive” per la soluzione dei casi di due italiani sequestrati all’estero, padre Paolo Dall’Oglio e Silvia Romano. Schiavone auspica che le istituzioni italiane “non lascino nulla di intentato per riportare a casa i due ostaggi italiani ed assicurarli agli affetti famigliari e alle loro Comunità”.

“Al termine dei lavori della recente assemblea plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero”, ricorda Schiavone in una nota, “i consiglieri hanno espressamente richiamato l’attenzione delle istituzioni italiane sul rapimento da parte di bande criminali colluse con organizzazioni terroristiche, di due cittadini italiani: padre Paolo Dall’Oglio, rapito in Siria nel 2013 e di Silva Romano, rapita in Kenya il 20 novembre dell’anno scorso”.

“È trascorso tanto tempo, che per le famiglie corrisponde ad un’eternità, da quando dei due ostaggi non si hanno più notizie ed è auspicabile un intervento decisivo e liberatorio da parte delle istituzioni del nostro Paese”, insiste Schiavone.

“Il CGIE lancia loro un appello accorato affinché si facciano promotrici di adeguate iniziative risolutive e non lascino nulla di intentato per riportare a casa i due ostaggi italiani ed assicurarli agli affetti famigliari e alle loro Comunità”, aggiunge il segretario generale nella nota. “È nostro desiderio far sentire ed assicurare il nostro pensiero e la vicinanza umana degli italiani all’estero a padre Paolo Dall’Oglio e a Silvia Romano, anch’essi cittadini italiani all’estero la cui triste esperienza rinnova quanto di più preveggente e reale spinse Dante Alighieri a scrivere nel XVII canto del Paradiso della Divina Commedia: ‘Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale'”.

“Un messaggio universale del dolore provato da chi lascia la propria terra per trasferirsi altrove e nel loro caso perdere la libertà”, conclude il segretario generale Cgie.