È scomparso Lucio Caputo, ‘araba fenice’ Made in Italy a New York

Aveva 84 anni, era malato da tempo

LUG 15, 2019 -

Roma, 15 lug. (askanews) – Era considerato l'”Araba Fenice” del Made in Italy a New York. Era sopravvissuto agli attacchi terroristici al World Trade Center, era presidente del Gei (Gruppo Esponenti Italiani) e dell’Italian Wine Institute. E’ scomparso dopo una lunga malattia Lucio Caputo, nato a Palermo 84 anni fa. Era da tempo malato, si è spento in un ospedale di Manhattan con il figlio e la moglie al fianco. Non ci saranno funerali pubblici, ma la famiglia ha fatto sapere che in autunno sarà celebrata una messa a New York.

Era – scrive La Voce di New York – un grande promotore dell’Italia e dell’italianità a New York. Un public relation man che ha ottenuto risultati eccezionali sia negli Stati Uniti sia in Italia. Dinamico, elegante e… fortunato. Era sopravvissuto a due attentati terroristici al World Trade Center: il primo nel febbraio del 1993, il secondo l’11 settembre.

Da 19 anni era il presidente del Gei, l’associazione che raggruppa i rappresentanti delle maggiori aziende italiane che operano negli Stati Uniti. Ed era anche il presidente dell’American Society of Italian Legion, la sezione americana dell’Unci, l’Unione Nazionale dei Cavalieri d’Italia. A New York, Lucio era stato nominato direttore a New York dell’Ice, l’Istituto del Commercio Estero, i cui uffici, allora, erano al World Trade Center.

Siciliano, pieno di idee, apolitico, instancabile, mal si confaceva con la farraginosità del sistema Italia in un Paese come gli Stati Uniti dove le idee, e la loro attuazione, sono velocissime. Voleva dare molto più spazio al vino italiano che in quegli anni era relegato nelle esportazioni verso gli Stati Uniti e quando terminò il suo mandato all’Ice fondò l’Italian Wine and Food Institute all’inizio degli Anni Ottanta.

Erano altri anni – scrive La Voce di New York – l’Italia era piagata dagli attentati delle Brigate Rosse e dagli omicidi di mafia e camorra: i reportage giornalistici su questi eventi fioccavano e Caputo ne soffriva molto, perché vedeva “sporcata” l’immagine di un Paese a cui teneva, il “suo” Paese. Chi lo conosceva bene lo descrive assillato dalla negatività che i media americani davano a questi fatti di cronaca e voleva in qualche modo bilanciare l’informazione e l’opinione pubblica americana con la positività dell’Italia.

“L’esportazione principale dell’Italia negli Stati Uniti – sosteneva – sono i macchinari, la robotica. Ma cosa vuoi che gliene freghi alla massa di americani di un pezzo di metallo in fabbrica. Bisogna puntare di più sui gusti. La moda è stra-rappresentata. Meglio l’alimentare”. E così nacque l’Italian Wine and Food Institute con cui promuoveva i prodotti enogastronomici italiani con mostre, degustazione di vini e prodotti alimentari. Ma non solo.

Dal 2000, poi, prese in mano il GEI, che, dopo un lungo periodo di splendore con Renato Pachetti, ex storico rappresentante della Rai a New York e di Furio Colombo, aveva accusato il colpo della crisi in Italia: molte banche avevano passato la mano, e molte aziende, Alitalia, Cirio, Parmalat, navigavano in pessime acque. Lucio Caputo rilanciò con forza il Gruppo sempre con l’idea di migliorare l’ottica americana dell’Italia.

Industriali di fama mondiale, economisti, politici, imprenditori ebbero nel corso degli anni il riconoscimento del Gei: da Claudio Del Vecchio a Umberto Agnelli, dal presidente Giorgio Napolitano al presidente Carlo Azeglio Ciampi, da Emma Marcegaglia ai fratelli Benetton, da Vittorio Merloni ad Alessandro Profumo, da Carlo Cottarelli ad Alessia Antinori. E poi i premi speciali a David Rockefeller, a Gary Hart, all’ambasciatore Richard Garner.

Ogni tanto scherzava sulle due automobili che lui aveva parcheggiato sotto il Wtc: la prima gli fu distrutta nel 1993, la seconda 11 settembre. L’amico Massimo Jaus lo aveva soprannominato “l’araba fenice”, per la capacità di rigenerarsi nelle disavventure. Così, fino alla fine, ha continuato la sua battaglia per cercare di dare agli Stati Uniti un’immagine positiva dell’Italia.