Rd Congo, Corte internazionale condanna leader ribelle Ntaganda

"Terminator" colpevole di crimini di guerra e contro umanità

LUG 8, 2019 -

Roma, 8 lug. (askanews) – Un ex leader ribelle congolese è stato condannato da un tribunale Onu per crimini di guerra e contro l’umanità. I combattenti di Bosco Ntaganda sventravano neonati o ne sfondavano i crani, è stato rivelato durante il processo alla Corte penale internazionale. Ntaganda, soprannominato “Terminator”, è stato condannato per 18 capi d’accusa, tra cui omicidio, stupro, schiavitù sessuale e utilizzato bambini soldato. E’ il primo a essere condannato per schiavitù sessuale dalla corte Onu. Ntaganda, la quarta persona a essere condannata dalla Corte dalla sua istituzione nel 2002, si era consegnato all’ambasciata Usa nella Repubblica democratica del Congo nel 2013. Secondo gli osservatori lo ha fatto per sfuggire al morte dopo aver perso una lotta di potere interna al suo gruppo di ribelli M23.

Nato nel 1973, Bosco Ntaganda è cresciuto in Ruanda ed è fuggito in Congo da teenager a seguito degli attacchi sugli esponenti della sua etnia Tutsi. A 17 anni ha cominciato a combattere, alternativamente come ribelle e soldato, in Repubblica Democratica del Congo e in Ruanda. Nel 2006 è stato incriminato dalla Corte penale internazionale per l’uso di bambini soldato, nel 2008 si è reso responsabile del massacro di 150 persone a Kiwanji. L’anno dopo è stato nominato generale dell’esercito congolese, dal quale ha disertato nel 2012, scatenando una nuova ribellione che ha causato 800mila profughi. Nel 2013 si è consegnato agli americani a Kigali dopo le spaccature interne al suo gruppo ribelle.

Il tribunale ha condannato il 46enne Ntaganda per crimini commessi tra il 2002 e il 2003 nella regione mineraria di Ituri. Ntaganda era “un leader di primo piano ” e ordinò di “colpire e uccidere civili”. Secondo l’accusa Ntaganda pianificò e gestì le campagne dei ribelli dell’Unione dei patrioti congolesi e della sua ala militare, le Forze patriottiche per la liberazione del Congo. Il gruppo armato condusse attacchi contro persone che avrebbero fatto parte del gruppo etnico degli Hema. In un attacco i combattenti catturarono 49 persone e le uccisero in un campo di banane dietro un villaggio “usando mazze, bastoni, coltelli e machete”. “Nel campo furono trovati i corpi di uomini, donne, bambini e neonati. Alcuni nudi, altri con le mani legate, altri con i crani sfondati. Vari corpi erano stati sventrati o altrimenti mutilati”, ha scritto il tribunale. I giudici hanno stabilito che Ntaganda uccise personalmente un sacerdote cattolico. I crimini furono commessi quando era il vice del capo di stato maggiore dell’Unione Thomas Lubanga, il primo a essere condannato dalla Corte internazionale nel 2012, a 14 anni di carcere.