La morte “annunciata” di Morsi dopo un’udienza in tribunale in Egitto

Era stata paventata da un rapporto britannico

GIU 17, 2019 -

Roma, 17 giu. (askanews) – Mohammed Morsi si è sentito male in tribunale al Cairo, dopo aver parlato durante un’udienza in un processo che lo vedeva imputato di spionaggiom ed è poi deceduto in ospedale. La sua dipartita sta avendo un’enorme eco nel mondo arabo e piovono critiche sul governo del presidente Mohamed Fattah al Sisi. Anche perché la morte dell’ex leader dei Fratelli musulmani ha tutti i contorni di una morte annunciata.

Alto esponente del movimento dei Fratelli musulmani, divenne presidente dell’Egitto dopo la Primavera araba del 2011. Vinse le elezioni del 2012, portando il movimento islamista al potere fino al luglio 2013, quando un colpo di stato militare lo portò direttamente in carcere, da dove non è più uscito.

Morsi si è accasciato dopo aver fatto le sue dichiarazioni alla corte, che doveva giudicarlo per spionaggio: gli veniva contestato di aver passato informazioni al gruppo islamista palestinese Hamas. L’ex presidente – secondo quanto riferisce al Jazeera – è morto in ospedale.

Il presidente 67enne non presenterebbe – a dire del procuratore – segni sul corpo che facciano pensare a una ragione di morte non naturale. L’ex presidente aveva da tempo una salute barcollante: aveva il diabete e problemi al fegato.

Le condizioni di detenzione, inoltre, erano staste considerate molto dure. Human Rights Watch, dopo la morte di Morsi, ha denunciato la mancanza di “cure mediche adeguate”. Lo scorso anno un rapporto britannico aveva paventato la possibilità che Morsi potesse avere una “morte prematura” in carcere a causa della negazione delle cure mediche. Avevano definito le condizioni di detenzione come corrispondenti a “tortura”.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, dal canto suo, è stato uno dei primi a reagire alla notizia del decesso dell’ex presidente egiziano, definendolo un “martire”.

Morsi si trovava accusato in sei processi ed era stato condannato già a 20 anni di carcere per l’uccisione di dimostranti durante le manifestazioni contro il governo dei Fratelli musulmani del 2012.

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