Libia, Onu: speranza in soluzione, “illuso” chi pensa a vittoria

Inviato Salamè: grandi potenze hanno "maggiore consapevolezza"

GIU 14, 2019 -

Roma, 14 giu. (askanews) – Ci sono “speranze” per una soluzione politica in Libia perchè le grandi potenze “sono ora più consapevoli della reale situazione sul campo di battaglia” a Tripoli, non favorevole alle forze del generale Khalifa Haftar che lo scorso 4 aprile ha lanciato l’offensiva per conquistare la capitale libica, che è sede del governo di Accordo Nazionale riconosciuto dalla comunità internazionale. Di questo ne è convinto l’inviato Onu per la Libia, Ghassan Salamè, secondo il quale le speranze di una “vittoria totale” del generale Haftar non è altro che una pia “illusione”.

Parlando dello sviluppo della situazione in Libia in una conferenza stampa tenuta oggi a Tunisi, Salamé ha detto: “Quello che stiamo cercando di fare ora, sia a livello interno che esterno, è fermare le operazioni militari totalmente. Questo significa non solo cessare il fuoco, ma anche fermare tutto ciò che è vietato dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza; ovvero l’arrivo dall’estero di nuove attrezzature (militari) sul campo di battaglia”.

Facendo riferimento all’uomo forte della Cirenaica, Haftar, Salamè ha detto: “C’è chi all’interno dice che non vuole fermarsi prima della vittoria finale, noi abbiamo detto e ripeto oggi che l’idea della vittoria finale in un paese come la Libia è un’illusione. La Libia ha bisogno di una soluzione politica, presto o tardi”.

“All’orizzonte c’è una speranza che questa situazione sterile finisca”, ha aggiunto Salamè, citato in una nota della missione Onu in Libia (Unsmil). E alla domanda di un giornalista riguardo le fondamenta di questa sua speranza, l’inviato Onu ha spiegato: “Questa speranza poggia sui risultati degli incontri che ho avuto di recente con i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza”, che oggi “hanno maggiore consapevolezza rispetto a quello che mi dicevano all’inizio dei combattimenti” sulla “reale situazione sul campo di battaglia” che “erano esageratamente” a favore dell’esercito di Haftar.

“Oggi posso dire che tutte le grandi potenze (…) hanno una visione più realistica della situazione sul campo e sullo stallo in cui versa l’operazione militare alla periferia di Tripoli che richiedono un ritorno rapido a una soluzione politica”.

Nel corso della conferenza stampa, Salamè ha parlato anche delle ingerenze estere, affermando che “ci sono 10 Stati che oggi inviano armi in Libia”, alle parti coinvolte negli scontri.