I purgati di Kim che “risorgono”: tra bufale e abbagli mediatici

Riapparizioni pubbliche di funzionari dati per morti o epurati

GIU 5, 2019 -

Roma, 5 giu. (askanews) – E’ sempre complicato avere certezze, quando si parla della Corea del Nord. Pyongyang è un regime che non fa traspirare informazioni liberamente. E, così, non stupisce che, per l’ennesima volta, notizie di purghe e uccisioni diffuse dai media internazionali vengano smentite dai fatti. In quest’ultimo caso erano stati dati per “purgati” l’architetto dei due summit tra il leader Kim Jong Un e il presidente Usa Donald Trump, Kim Yong Chol, e la sorella stessa del leader, Kim Yo Jong, che era assente dalle scene da 52 giorni ed è riapparsa in pubblico due giorni fa.

Kim Yong Chol, che era stato la controparte del segretario di Stato Usa Mike Pompeo nella costruzione dei due summit tra i due leader, avrebbe pagato secondo le notizie il fallimento del vertice di Hanoi di febbraio. Ma la notizia è stata smentita da un dispaccio dell’agenzia di stampa ufficiale KCNA l’altro ieri: il funzionario ha assistito a una performance assieme al leader e ad altri alti esponenti del regime. Sono state pubblicate anche le foto dell’evento del 2 giugno. La notizia era partita dal giornale sudcoreano Chosun Ilbo, che aveva citato fonti anonime. La presidenza sudcoreana, dal canto suo, aveva chiarito di non avere elementi per confermarla.

La KCNA, inoltre, ha anche dato notizia della presenza di Kim Yo Jong, la potente sorella di Kim Jong Un, a una performance assieme al leader. Erano 52 giorni che non appariva, suscitando così il sospetto che fosse finita anche lei in una purga.

Questi casi allungano l’elenco di funzionari dati per morti o in disgrazia e poi risultati vivi dai media internazionali. Uno dei più noti è il caso di Hyon Song Wol. Nel 2013 fece scalpore mondiale la notizia che Kim Jong Un aveva ordinato l’esecuzione di questa famosa cantante con la quale si diceva avesse una relazione. La colpa della donna sarebbe stata quella di aver girato film porno. Una notizia ghiotta insomma per i media, che ci si tuffarono sopra. Peccato (e per fortuna per Hyon) che poi la cantante sia riapparsa in pubblico in piena forma e con una divisa da colonnello dell’esercito.

Un altro caso d’inattesa “resurrezione” fu quello di Yi Su Yong, dato per giustiziato dai media mondiali nel 2013 e in seguito ministro degli Esteri, carica non particolarmente rilevante in un regime incentrato sul leader, ma per la quale bisogna quanto meno essere biologicamente vivi.

In quanto al caso celebre dello zio di Kim, Jiang Song Taek, effettivamente probabilmente giustiziato, è tuttavia ormai considerata unanimemente una bufala la notizia, data con ampio risalto dai media mondiali, secondo la quale sarebbe stato dato vivo in pasto ai cani. L’aveva inventata un blog satirico cinese specializzato in falsi, e troppi giornali mondiali l’hanno azzannata.