Mueller non scagiona Trump ma “incriminare il presidente non era un’opzione”

Il presidente: "Il caso è chiuso! Grazie"

MAG 29, 2019 -

New York, 29 mag. (askanews) – Rapporto consegnato, ufficio chiuso, dimissioni rassegnate. Il procuratore speciale Robert Mueller ha concluso il suo lavoro al dipartimento di Giustizia statunitense dopo quasi due anni e tornerà a vita privata. Nella sua prima e unica dichiarazione ufficiale, ha sostanzialmente ribadito i punti fondamentali del suo rapporto, lungo oltre 400 pagine e consegnato il mese scorso: sono state trovate “prove insufficienti” per accusare lo staff di Donald Trump di collusione con la Russia – che “ha cercato sistematicamente di interferire nelle elezioni presidenziali” – ma non si può dire con certezza che il presidente non abbia commesso un reato, quello di intralcio alla giustizia, durante le indagini.

Soprattutto, Mueller ha affermato che le linee guida del dipartimento di Giustizia gli impedivano di accusare il presidente in carica di un crimine, persino di farlo in un rapporto secretato. “Non siamo arrivati alla conclusione che il presidente Trump abbia commesso un reato”, ma “se avessimo avuto la certezza che il presidente non abbia chiaramente commesso un crimine, lo avremmo detto”. Comunque, “accusare formalmente un presidente è incostituzionale”, quindi “sarebbe stato ingiusto accusare potenzialmente qualcuno di un crimine”. Farlo, ha detto, “non era un’opzione che potessimo prendere in considerazione”.

Mueller ha poi ‘invitato’ il Congresso ad agire, ricordando che “la Costituzione richiede un procedimento, che non riguarda il sistema penale, per accusare formalmente il presidente”, riferendosi alla possibilità di un impeachment. Su Twitter, è arrivato subito il commento di Trump: “Nulla è cambiato. C’erano prove insufficienti e, perciò, nel nostro Paese, una persona è innocente. Il caso è chiuso! Grazie”.

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