Parla Shestakov, lo sparring partner di Putin che vuole il sambo alle Olimpiadi

"Non c'è nulla in comune tra il sambo e lo spionaggio"

MAG 15, 2019 -

Mosca, 15 mag. (askanews) – Pensa in grande e ha un coraggio da leoni Vasily Shestakov, e non soltanto perché in gioventù è stato ‘sparring partner’ di Vladimir Putin sul tatami. In un momento difficilissimo per la Russia nello sport, il presidente della Federazione Internazionale Sambo (FIAS) vuole portare sotto i cinque cerchi olimpici il sambo, che in genere viene indicato come lo sport delle spie russe. E i numeri gli stanno dando ragione, visto che la disciplina è in pieno boom mondiale, con numeri crescenti anche in Italia. “Lo sport unisce e il sambo è una grande famiglia: quando ci incontriamo, non si litiga mai, ci sosteniamo a vicenda, anche tra esponenti di Paesi che la politica non aiuta ad avvicinare”, dice ad Askanews in un’intervista a tutto campo, accettando di parlare non solo di Putin-lottatore, di Russia e di doping, ma anche dell’origine di questo sport per molti misterioso, ma capace di riunire tante discipline nobili, molto avvincente da guardare tanto che il premio Pulitzer Sergej Ponomarev gli ha dedicato recentemente un magnifico fotoreportage dal Daghestan.

Per Shestakov, il sambo in primo luogo è stato un po’ quello che Frank Sinatra canta in My Way. Per lui che viene da una famiglia di veri proletari – “ho studiato in scuole semplicissime e ho vissuto in case di fortuna subito dopo la guerra” – la vita non era semplice. “Ma quando ho iniziato ad allenarmi – racconta – quando ho iniziato a raggiungere dei risultati, a viaggiare, anche all’estero, questo sport mi diede la possibilità di mangiare e vestire bene, mi ha offerto quelle possibilità che i miei genitori non potevano darmi. E inoltre mi ha regalato molti amici, in tutto il mondo. Sono diventato un funzionario, un deputato, insomma il sambo ha aperto la strada a tutto questo”.

In Italia e in Europa però, è opinione diffusa che il sambo sia lo sport delle spie dalla Russia.

“Un grande poeta Vladimir Majakovskij disse: ‘Se le stelle sono accese, è perché serve a qualcuno?’ (Ride). Pertanto, se stanno cercando di posizionare il sambo come lo sport delle spie russe, significa che a qualcuno serve. Qualcuno che è in piedi dietro le quinte e che noi non vediamo. In effetti, il sambo è nato nell’URSS già dagli anni ’20 del secolo scorso ed è, nonostante la sua popolarità mondiale, ancora associato alla Russia. E demonizzare la Russia ora è di moda. In realtà, ovviamente, non c’è nulla in comune tra il sambo e lo spionaggio. Sambo è uno sport, non ha nulla a che fare con la politica o l’intellighenzia”.

Le tecniche di sambo in Unione Sovietica sono state sviluppate dagli ufficiali della NKVD (la polizia segreta sovietica). Questa pratica è stata conservata in Russia oggi? Ai funzionari dell’FSB vengono insegnate tecniche pertinenti?

“Esiste una disciplina specifica per la formazione dei servizi speciali. E il sambo, come disciplina sportiva, è stato scelto a questo scopo per la sua altissima efficienza nel combattimento ravvicinato, in quanto include tecniche di vari tipi di arti marziali, tra cui judo, jujitsu e lotta, pugilato, combattimento corpo a corpo e persino elementi di scherma e combattimento con la baionetta. Pertanto, è molto difficile sorprendere un sambista in termini di formazione tecnica. (sorride) Se oggi parliamo dei servizi speciali russi, possiamo dire che il sambo è spesso al centro del loro sistema di addestramento, ma non sono tecniche esaustive e uniche. Tutto dipende dall’istruttore e dalla sua idea di efficienza. Anche nell’arsenale delle forze speciali c’è un allenamento con il fucile, inclusi esercizi per lo sviluppo di forza e resistenza, etc”.

Il Segretario Generale della FIAS è un italiano: Roberto Ferraris. Perchè ci sono italiani nella federazione, e quanto è popolare oggi il sambo in Italia, secondo lei?

“L’ho appena visto a un congresso in Australia, dove abbiamo incontrato anche Ban Ki-moon e Thomas Bach. Ferraris è un amico, lo conosco da molto tempo, ma ovviamente non per questo è stato incaricato come segretario generale. Si tratta di un sambista e specialista molto bravo. Ha raggiunto grandi risultati, piazzandosi nei campionati europei, portando a vincere i suoi anche a livello mondiale”.

Quante persone e in quali regioni d’Italia si sta praticando il sambo?

“Nell’ordine dei 1500, secondo le stime dello stesso Ferraris; è diffuso in 19 regioni, a partire dal Lazio, Sicilia, Sardegna, Lombardia e Veneto.

Da 17 al 19 maggio, i campionati europei di sambo si terranno a Gijon, nella Asturie, Spagna. Ci sono possibilità di medaglie per la squadra italiana?

“La squadra nazionale italiana ha tutte le qualità per raggiungere buoni risultati. Ci sono diversi atleti veramente forti in squadra che si sono esibiti nei maggiori tornei internazionali e sono già saliti sul podio. Alice Perin (Alice PERIN) è una campionessa nella categoria di peso fino a 64 kg. Ai Mondiali di Sochi nel 2017, ha vinto una medaglia d’argento, così come al torneo internazionale ‘Kharlampiev Memorial’, tenutosi a Mosca nel marzo 2019”.

Lei era lo sparring partner del presidente russo Putin, in sambo e judo. Come era Putin-sportivo?

“Sia io, che Vladimir Vladimirovich avevamo 17 anni, eravamo giovani, ambiziosi, e volevamo diventare campioni olimpici. Purtroppo all’epoca il sambo non era una disciplina olimpica. Noi combattevamo insieme sia nel sambo che non nello judo. Il sambo era l’arte principale nella quale ci allenavamo. Certo Putin nel combattimento era veramente bravo, in primo luogo molto tecnico, molto focalizzato, eccelleva in tutte le prese. I suoi risultati all’epoca erano notevoli. Avevamo combattuto insieme in squadra per la coppa dell’Urss. Putin lottava nei pesi leggeri e ogni volta affioravano le sue qualità”.

Continua ad allenarsi con lui?

“Per me sarebbe complicato, per l’età e per il peso. Ma lui sul tatami ci sale. Di recente a Sochi si è allenato nel sambo e ha combattuto in base al suo peso; d’altra parte è in ottima forma”.

Pensa che le lezioni di sambo abbiano influenzato la formazione del carattere di Vladimir Putin?

“Io sono nato in mezzo allo sport e posso dire che uno si può allenare, finché vuole ma il carattere non te lo dai, se non si è formato dall’infanzia, anche grazie ai genitori. Se uno è combattivo per natura, resta combattivo. Lui ha sempre avuto carattere. Sicuramente può essere stato affinato, rendendolo più focalizzato”.

Oggi, il sambista russo Khabib Nurmagomedov è uno degli atleti più popolari al mondo, con 14,5 milioni di follower su Instagram. Nell’ultimo combattimento, ha sconfitto la leggenda delle arti marziali miste Conor McGregor, irlandese. Qual è il segreto? È solo la tecnica del sambo?

“Khabib ha molto talento. Penso che il segreto sia nel sambo, ma anche nel personaggio di Khabib. Ha un esercito di fan in tutto il mondo. Bambini da diversi Paesi del mondo decidono di impegnarsi nel sambo dopo aver visto i combattimenti con lui. In ogni combattimento dà il 100%, sapendo che non può permettersi di deluderli”.

L’anno scorso, la International Sambo Federation (FIAS) ha ricevuto un riconoscimento temporaneo dal Comitato Olimpico Internazionale. Questo è successo nonostante i problemi con il doping negli sport russi. Com’è stato possibile? E com’è la situazione del doping in Russia e nel sambo adesso?

“La FIAS non ha e non ha mai avuto problemi con il doping. Il sambo non rappresenta solo la Russia, il sambo rappresenta il mondo intero. Siamo molto attenti alle esigenze dell’Agenzia mondiale antidoping, organizziamo regolarmente seminari di formazione con atleti e allenatori e, al termine di tutti i tornei, gli atleti superano i test antidoping. Nessun segreto, nessuno, tutto è trasparente. La FIAS soddisfa tutti i requisiti antidoping”.

Facciamo un previsione: quando, secondo lei, sambo entrerà nel programma dei Giochi Olimpici?

“Sono un ottimista, quindi sogno di vedere il sambo sotto i cinque cerchi di Los Angeles nel 2028. Aspettiamo, il tempo lo dirà”.