Libia, Sanalla (Noc): a Tripoli scontri per controllare il petrolio

Serve un cessate il fuoco per garantire stabilità produttiva

MAG 8, 2019 -

Roma, 8 mag. (askanews) – “Quello a cui stiamo assistendo a Tripoli è una lotta per il controllo delle infrastrutture petrolifere con l’esito che chi vince prende tutto, ma quel che è certo è che chi perderà trasformerà il settore petrolifero in un’arena per attacchi di rappresaglia senza fine”: è quanto ha scritto oggi sul Bloomberg il presidente del colosso petrolifero libico (Noc), Mustafa Sanalla, a oltre un mese dall’inizio dell’offensiva militare del generale Khalifa Haftar sulla capitale libica.

“Solo un cessate il fuoco e il ritorno al sistema a doppia responsabilità (tra Haftar e il governo di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale) riporterà stabilità al sistema petrolifero della Libia”, ha rimarcato Sanalla, denunciando come gli scontri in atto abbiano “già un impatto sul settore, mettendo a rischio la nostra capacità di garantire la produzione, e cosa più importante, di assicurare la sicurezza dei nostri dipendenti”.

Inoltre “è sempre più difficile mantenere la nostra neutralità nel conflitto”, ha ammonito il numero uno di Noc, ricordando che “il nostro aeroporto di Sidra è stato catturato dall’Esercito nazionale libico (Lna, guidato da Haftar, ndr) e navi da guerra sono state ormeggiate in uno dei nostri terminal”.

“In un’altra occasione – ha proseguito – i combattenti dell’Lna hanno tentato di requisire le nostre navi per scopi militari, mettendo a grave rischio le nostre capacità di carico. E prevediamo maggiore pressione da parte dei belligeranti per utilizzare la nostra proprietà e i nostri siti”.

Sanalla afferma anche di essere in possesso di “documentazione che dimostra che sono in atto tentativi di vendere petrolio libico in modo illegale attraverso enti paralleli”, sottolineando che qualora venisse meno “il monopolio della Noc sulle esportazioni” si andrebbe verso “una lunga guerra civile con più attori che si armano e si finanziano con il denaro del petrolio”.

“Anche se una delle due parti in conflitto, l’Lna o il governo di accordo nazionale, dovesse prevalere e consolidare una posizione di potere, siamo certi che i giacimenti petroliferi continuerebbero a essere al centro del conflitto”, perchè “gli asset petroliferi sono gli obiettivi naturali di quanti aspirano al potere e di quanti li vogliono ostacolare, come è stato più volte dimostrato dalla rivoluzione del 2011”.

Infine Sanalla ricorda che “negli ultimi due anni siamo riusciti a portare la produzione da 255.000 barili al giorno dell’agosto del 2016 (e dai 377.000 barili di tutto il 2016) a 1,26 milioni di barili del marzo 2019, perchè nessuna delle due parti aveva il controllo su tutto il sistema petrolifero della Libia”. Anni in cui si è andato appunto consolidando “un sistema a doppia responsabilità, con l’Lna che ha gestito la sicurezza nei porti e in alcuni siti, avando così le mani sui rubinetti delle esportazione del petrolio libico, mentre il governo di Tripoli, con il supporto delle risoluzioni Onu, è stata l’unica autorità a stabilire la legalità delle esportazioni”.

Un sistema che ha garantito “fondamenta stabili per aumentare la produzione e ha costretto le due parti a cooperare, creando un un equilibrio naturale… che ha dato vita a un precedente positivo per il futuro della Libia in generale”.