## Presto Parmigiano perseguitato persino nelle valigie dei russi

La lobby nazionale della carne sta spingendo la politica di Mosca

APR 30, 2019 -

Mosca, 30 apr. (askanews) – “Non questione di sanzioni, ma di lobby”. Un interessante opinione, apparsa oggi sul quotidiano russo Kommersant fa il punto e analizza la questione dei divieti all’importazione di prodotti alimentari europei in Russia. Un punto chiave al momento, non soltanto per le politiche russe – a poco meno di 5 anni dall’entrata in vigore dell’embargo sui prodotti alimentari occidentali – ma anche per i rapporti internazionali, l’economia, oltre che per le regole di viaggio in Russia. Il nuovo caso è scoppiato il 25 aprile con la copertina di Kommersant: “Nè jamon, nè parmigiano”.

Nel sottotitolo si spiegava che i produttori russi di carne hanno chiesto di vietare ai viaggiatori di mettersi in valigia prosciutti e derivati del latte, portati come “consumo personale”. Tenuto conto che questo è ormai l’unico sistema possibile per gustarsi a Mosca veri prodotti Dop o equivalenti, la notizia ha subito acquisito un messaggio chiaro: le lobby dell’industria alimentare russa vogliono (e forse possono) influire sulle scelte politiche, più di quanto ci si aspetterebbe. Il problema è che, nonostante dall’alto in Russia si cerchi chiaramente di spingere sullo sport, su uno stile di vita e un’alimentazione sana, l’industria della tavola ha una libertà di movimento, una capacità di penetrazione e di influenza maggiore rispetto a quanto chiunque dall’esterno si aspetterebbe.

“Gli affari sui divieti sono una delle tecnologie di base dei lobbisti nazionali” scrive oggi Andrej Kolesnikov, opinionista di Kommersant e capo del programma “politica interna russa e istituti politici” del Carnegie Moscow Centre. “La l’Associazione Carne Nazionale ha lanciato al vice-premier Alexei Gordeyev l’iniziativa di vietare l’importazione di carne e prodotti caseari per uso personale dall’estero, richiedendo allo stesso tempo un maggiore controllo sul bagaglio spedito e a mano. Insomma la strada di casa per i passeggeri ordinari potrebbe essere ancora più intricata e lunga alla dogana. Certo, tutto ciò sembra un lobbismo industriale sbalorditivo nella sua spudoratezza, e la giustificazione di tali passi sarebbe il pericolo di infettare i bovini domestici con la peste suina africana”.

Tenuto conto che la Russia subito dopo l’embargo, ha firmato accordi di importazione della carne persino con la Mongolia, non nuova alle epidemie di afta epizootica, la giustificazione sembra alquanto peregrina. Tanto più che ancora oggi la qualità della carne venduta nel Paese lascia gli acquirenti perplessi. Non soltanto quelli stranieri. E a guardare le regole di altri Paesi extraeuropei sviluppati come la Corea del Sud, la riflessione è d’obbligo: “È vietato – si legge sul sito dell’ambasciata coreana da un regolamento che risale a pochi mesi orsono – importare tutti gli animali e i prodotti animali come manzo, maiale, zampetti di maiale, salsicce, prosciutto, carne essiccata, carne di manzo cucinata in salsa di soia da Paesi che sono stati colpiti dall’afta epizootica come Cina, Mongolia, Russia e Tailandia. Ogni passeggero che reca tali prodotti è obbligato a dichiararli al personale responsabile per la quarantena animale”.

L’embargo ha dato vita alla sostituzione russa delle importazioni, che in parte è servita a uno sviluppo agroalimentare. Il settore lattiero caseario ha iniziato a imitare l’Occidente, ottenendo talora prodotti gustosi. Ma come scrive Kolesnikov, “l’ossessione per la sostituzione delle importazioni ha trasformato la dieta dei russi in una più costosa e meno diversificataPer poi notare: “L’isteria anti-occidentale è favorevole ai produttori nazionali: giocando su di essa, puoi toccare le corde più sensibili della leadership politica”, piallando la concorrenza esterna e abbassando il livello di qualità richiesto.

Insomma una situazione molto comoda, che però sta portando su una strada pericolosa quello che un tempo era il Paese del “pravilnoe pitanie” (l’alimentazione corretta, secondo i dettami sovietici, dove un pasto iniziava sempre con una zuppa per preparare lo stomaco al resto). “È ora che puliamo il contenuto degli zaini dei russi che tornano a casa”, fa notare scherzosamente Kolesnikov, ma lo zaino da ripulire dovrebbe essere soprattutto quello dei bambini che tornano da scuola. Ossia dai prodotti industriali in vendita in qualsiasi istituto di educazione primaria, secondaria e universitaria, con un accesso eccessivo, sbagliato e non equilibrato a qualsiasi tipo di dolciume. Anche tenuto conto che la Russia, seppur ancora a debita distanza dagli Stati Uniti, vede peggiorare il tasso di obesità che presto potrebbe rappresentare un’emergenza sanitaria.

E ancora le mense, non solo quelle scolastiche: si sono ripetuti i casi di intossicazioni alimentari negli ultimi anni, e con essi le cause legali per intossicazioni da Staphylococcus, salmonella, rota virus, e altro. Il primo tipo di violazione che i querelanti lamentano è legato alla scoperta di ingredienti non commestibili. Scolari e militari hanno trovato vermi, scarafaggi, capelli umani e sacchetti di plastica nel cibo.

Insomma pare fin troppo evidente che il problema non è il Parmigiano italiano o lo jamon iberico in valigia. “Il problema del “jamon e parmigiano” divenne uno dei punti chiave della battaglia epica tra il frigorifero e la TV” chiosa Kolesnikov. “La TV ha vinto finora: aprendo il frigorifero, il russo scoprì l’antenna televisiva e la mangiò, ma un’alimentazione così specifica può continuare solo per un certo tempo”.

Nonostante il caso di omonimia con il giornalista più famoso di Russia, nonchè ombra di Putin, Andrej Kolesnikov è un noto opinionista e scrive sull’organo di stampa più attendibile del Paese. Ossia il giornale che non viene mai smentito e che persino sul viaggio di Kim Jong-un a Vladivostok è riuscito ad anticipare l’ora esatta alla quale sarebbe ripartito il leader nordcoreano, citando fonti. E benchè il programma ufficiale, diffuso successivamente, parlasse di un giorno dopo per la partenza del treno blindato, alla fine la partenza di Kim ha dato ragione a Kommersant.