Macedonia Nord, domenica presidenziali all’ombra di disputa su nome

Verso ballottaggio tra Pendarovski e Siljanovska-Davkova

APR 19, 2019 -

Roma, 19 apr. (askanews) – La Macedonia del Nord va alle urne domenica per eleggere il nuovo presidente, un voto che si annuncia come un referendum non ufficiale sulla delicata questione del cambio del nome del Paese balcanico da “Macedonia”, come da accordo governativo con la Grecia. La questione ha oscurato gran parte degli altri argomenti durante la campagna elettorale.

I sondaggi danno Stevo Pendarovski, appoggiato dalla coalizione centrista al governo tra i centristi dell’Unione Socialdemocratica di Macedonia e il partito della minoranza albanese Unione Democratica per l’Integrazione (Dui), a poco meno del 30% delle intenzioni di voto. Arriverebbe al 26,8% dei voti, invece, Gordana Siljanovska-Davkova, la principale sfidante, una professoressa universitaria sostenuta dal Partito nazionalista all’opposizione VMRO-DPMNE, che si oppone strenuamente all’accordo con la Grecia. Al terzo posto si piazzerebbe poi Blerim Reka, dell’Alleanza per gli albanesi, il secondo partito della Minoranza albanofona, dato a circa il 7% dei voti.

Un quadro che sembra proiettare la Macedonia del Nord ad un ballottaggio il 5 maggio, poiché è improbabile che uno dei candidati superi la soglia del 50%, necessaria per l’elezione al primo turno.

Un referendum sulla questione del nuovo nome della piccola repubblica balcanica è già stato tenuto, in realtà, ma non è stato raggiunto il quorum per la validità. Il Parlamento macedone e poi quello greco hanno ratificato l’accordo, pre-condizione per l’avvio dei negoziati per l’adesione all’Ue (previsto per giugno) e per l’ingresso nella Nato. Una incognita che pesa sul voto di domenica è il timore di una bassa affluenza: l’elettorato è stanco delle dispute pre-elettorali e c’è un diffuso sentimento di sfiducia nei confronti della politica. Sia il fronte governativo che l’opposizione di VMRO-DPMNE sono a favore della membership Ue e Nato, ma l’opposizione contesta la pre-condizione del patto con la Grecia per il nuovo nome, considerato un attacco all’identità slava del Paese. Pendarovski ha invece ribadito alla vigilia del primo turno delle presidenziali che l’accordo con Atene sarà applicato anche se ci dovesse essere un nuovo governo, di diverso colore politico.