Caos Brexit, cosa può fare ora il Parlamento di Londra

Le opzioni a disposizione dei deputati

MAR 26, 2019 -

Roma, 26 mar. (askanews) – A Londra, la Camera dei Comuni ha votato per riprendere il controllo dell’iter della Brexit: è stato approvato – 329 contro 302, con il voto di una trentina di ribelli conservatori – un emendamento in base al quale saranno i deputati a votare mercoledì una serie di “opzioni indicative” alternative al piano concordato da Theresa May con Bruxelles e già bocciato due volte.

E’ un voto storico perché per la prima volta il Parlamento toglie al governo – con voto bipartisan – il controllo dell’iter dell’uscita dall’Ue. Tuttavia non c’è una lista già prevista di “opzioni”; e quelle gradite ai conservatori più a destra sono diverse da quelle gradite ai laburisti di sinistra. Vediamo quali potrebbero essere secondo il sito del quotidiano Guardian, e quali potrebbero raccogliere più consensi.

1 – L’accordo di Theresa May, sempre lui. Già bocciato, ma è l’unico che l’Ue ha già approvato. E infatti il governo dopo la sconfitta ha invitato i parlamentari al “pragmatismo”.

2 – “No deal”: uscire senza accordo, nella data rivista del 12 aprile. E’ un’ipotesi sostenuta dagli euroscettici ma i Comuni hanno già votato due volte per bocciare questa opzione 3 – Eliminare il ‘backstop’, la controversa soluzione trovata al problema della frontiera fra Irlanda e Ulster. E’ stato il principale terreno di scontro fra i sostenitori dell’accordo May e gli oltranzisti unionisti irlandesi. Questa opzione vedrebbe una riscrittura (complicata) dell’accordo di frontiera. Ma è molto difficile: l’Ue ha detto chiaramente che il ‘backstop’ è una parte cruciale dell’accordo.

4 – Un accordo di libero commercio di stile “canadese”. Anche questa è un’idea popolare fra gli euroscettici che non vogliono la ‘soft Brexit’ ma non sarebbe accolta con favore dall’Ue.

5 – L’idea laburista o meglio l’idea del leader laburista Jeremy Corbyn: restare in una unione doganale. Insomma fuori dall’Ue, ma vicina al mercato unico, una opzione che Bruxelles considera “promettente”; peccato che anche questa sia già stata respinta ai Comuni (e dovrebbe implicare la tanto avversata libertà di movimento).

6 – “Norway-plus”: una opzione di Brexit ‘morbida’ che manterrebbe Londra nel mercato unico, nello Spazio Economico Europeo e nell’Associazione di libero scambio a fianco di paesi come la Norvegia; resterebbe anche nell’unione doganale (di quei il ‘plus’); anche questa ipotesi prevede però l’avversata libertà di movimento. E’ un’opzione caldeggiata da centristi sia conservatori che laburisti.

7 – Un secondo referendum: qui il problema è doppio, se tenerlo, e cosa dovrebbe esserci sulla scheda (cioé se fra le possibilità dovrebbe esserci anche l’opzione ‘restare nell’Ue’, una replica del voto del 2016; ma il consenso per questa ipotesi in parlamento sembra scarso). Potrebbe trattarsi – lo ha chiesto Jeremy Corbyn – di una consultazione per confermare l’adesione popolare a una delle altre opzioni votate dai Comuni.

Evidentemente anche per i Comuni ‘controllare l’iter’ non sarà affatto cosa semplice. Come sceglieranno cosa votare mercoledì? Le modalità non sono ancora state decise; potrebbero essere votate tutte le opzioni una per volta, con ogni deputato che si esprime a favore o contro anche di più d’una, per capire le tendenze generali; oppure, ogni deputato dovrebbe esprimersi per la sua opzione preferita.

Aqu/Int9