Presidenza Ue, ambasciatore Romania: focus su valori per futuro Ue

"Nessuno pensava 30 anni fa che Bucarest ci sarebbe riuscita"

MAR 19, 2019 -

Roma, 19 mar. (askanews) – A 12 anni dall’ingresso nell’Unione europea, la Romania ha raggiunto un nuovo traguardo come membro del Blocco: la presidenza di turno dell’Ue. Un momento significativo che “molti non credevano sarebbe arrivato” 30 anni fa, come ha spiegato l’ambasciatore di Romania in Italia George Bologan in un’intervista ad askanews.

“Quest’anno dobbiamo celebrare momenti significativi come i 30 anni dalla caduta del comunismo. Trenta anni fa molti non pensavano che la Romania arrivasse a questo punto, ad avere la presidenza dell’Ue – ha sottolineato l’ambasciatore – Allora ciò che era la Comunità europea e i suoi simboli, come la bandiera che è stata approvata a Milano nel 1985, erano il simbolo della libertà e della democrazia. E’ importante fare riferimenti alla storia, a questo passato recente, perché l’Ue si capisce meglio partendo anche da questo episodio che ha creato tanto entusiasmo”.

Il semestre di presidenza Ue, in mano per la prima volta a Bucarest, racchiude “un periodo molto delicato”, secondo il capo della missione diplomatica. “Per noi dal 2007 in poi l’adesione all’Ue ha significato tanto: il raddoppiamento della crescita procapite, più investimenti diretti, un Pil che cresce del 3,8% e non so quanti altri Paesi possano vantare una crescita così significativa, ma soprattutto, il progetto Erasmus che ha dato la possibilità a tanti giovani di entrare in contatto con loro coetanei, interagire con realtà di altri Paesi e portare una crescita che definirei transfrontaliera”.

“Forse per molti sembrano immagini di favole, ma questa è la realtà perché senza l’Erasmus non credo che molti giovani avrebbero avuto la possibilità di sviluppare le loro capacità – ha aggiunto – Il futuro è questo al di là di qualche momento di inciampo, di un periodo di crisi anche sul modo in cui intendiamo l’Ue: oggi è un momento di crisi leggera, da qui forse l’Ue riuscirà a uscire più rafforzata”.

La Romania, quindi, punta e ha puntato per il suo semestre sulla “coesione” che “non è una metafora ma la chiave per poter creare un’infrastruttura europea di cui abbiamo bisogno, una struttura vera ed efficace” da cui “derivano pilastri della presidenza”. Si tratta di quattro punti chiave: “L’Europa della convergenza per uno sviluppo equo e sostenibile, l’Europa della sicurezza non soltanto ai confini, come molti possono intenderla oggi parlando di immigrazione, ma anche interna, perché crea il senso di benessere e serenità del cittadino, con la cooperazione delle polizie nazionali”. Su questo punto Bucarest ritiene “importante la cooperazione anche per Frontex, perché Italia e Romania sono paesi di frontiera”. Il terzo punto è “l’Europa come attore globale. Avere un’ Europa che sia un attore globale è importante per gli europei, l’Europa deve avere una politica estera ancora più efficace e sentita per dimostrare che è un attore globale credibile che porta avanti l’interesse dei suoi cittadini”.

Infine, l’ultimo pilastro è “l’Europa dei valori, perché il consenso generale si costruisce sui valori, che danno anche energie e senso di stabilità dell’Ue, che danno contenuto non solo una forma per un’Ue di fatto”. Perché la presidenza romena si incastra in un dedalo di cambiamenti dell’Ue come la conosciamo: nel prossimo futuro, dopo Brexit e europee “quello che è importante è che il cittadino diventi la misura delle decisioni europee, e che il cittadino riesca a coprire nuovamente nei dibattiti la sua posizione centrale”.

E’ “un periodo delicato anche per la nostra presidenza, dobbiamo gestire questo passaggio, un nuovo Europarlamento, una nuova Commissione, il quadro finanziario pluriennale su cui si sviluppa l’agenda strategica e la Brexit – ha aggiunto Bologan – Credo che queste consultazioni siano importanti per dare il polso. Si è visto con la Brexit, è stato un periodo durissimo e ancora oggi è molto incerto, forse più incerto di una settimana fa. E’ necessario riflettere bene, per due volte, quando si fa una scelta pensando anche alle possibili conseguenze” e puntare ai “valori comuni, perché se abbiamo un credo nell’Ue possiamo trovare anche le soluzioni. L’Ue non è paradiso terrestre ma l’Ue è riuscita a portare i cittadini fuori dall’inferno delle due Guerre”.