In Canada Mario Maglione, ambasciatore canzone napoletana nel mondo

L'erede di Murolo mancava dal 2004

MAR 5, 2019 -

Roma, 5 mar. (askanews) – Mario Maglione, l’ambasciatore della canzone classica napoletana nel mondo, ha riscoperto Toronto e Toronto ha riscoperto lui.

Mancava – scrive il Corriere canadese – dal 2004, quando fece tappa da noi facendoci capire il perchè fosse considerato l’erede spirituale del grande, indimenticabile Roberto Murolo.

Anche la seconda esibizione torontina dello chansonnier di Mergellina è stata superba, la sua voce è sempre in grado di offrire, in chiave agile e moderna, il pregio ed il fascino della più pura tradizione classica napoletana.

“Tu ca nun chiagne”, “O surdato ‘nnammurato”, “Chella ‘lla”, “Malafemmena” hanno emozionato i presenti togliendo loro anni e pensieri, trasportandoli nella Napoli di una volta che cantava allegria e spensieratezza, amore e tradimenti, malinconia e tristezza.

«È una vita – ha commentato Maglione – che porto per il mondo la Napoli dalle melodie immortali. Sono stato 11 volte in Giappone, 5 volte qui in Canada. Ho cantato in Australia, Argentina, Inghilterra, Germania e perfino in Kenia. Tutte esperienze indimenticabili, ma questo mini-concerto di Toronto è stato speciale, straordinario. Ho fatto sorridere Giada, la bambina malata, regalandole un’ora di spensieratezza».

L’artista napoletano è già ripartito, ha un concerto al teatro Sancarluccio di Napoli dove sabato prossimo si esibirà con il suo quartetto Panama Group.

Il suo è stato un viaggio lampo – vado-canto-torno – al quale si è sottoposto volentieri, rinunciando a qualsiasi compenso.

«Quando il mio amico Dominic Matera mi ha spiegato la situazione di Giada non ci ho pensato due volte e mi sono sciroppato quasi dieci ore di volo. Ora torno in Italia con la doppia soddisfazione di aver fatto sorridere Giada e di aver trasportato gli italiani di Toronto nel magico, unico, indimenticabile mondo della canzone napoletana verace».

Sei considerato uno dei maggiori interpreti della canzone classica napoletana, ma forse sei più famoso all’estero che in patria. Perché? «Nemo profeta in patria. Nessuno è profeta in patria. Ma io mi difendo, ho la mia nicchia in questo molto competitivo mondo della canzone classica napoletana».

La canzone classica non sembra essere molto apprezzata dai napoletani di oggi, perchè? «Se mi permettete una metafora, direi che è come se a tavola fosse servito sempre lo stesso piatto, non sempre cucinato alla perfezione. Nel senso che molti degli interpreti attuali, non fanno giustizia ai brani. Inoltre, i giovani preferiscono la musica moderna ed i ritmi sfrenati. I ragazzi dovrebbero però capire che le nostre canzoni napoletane, come la musica classica, fanno parte della storia culturale dell’Italia. Da loro dovrebbe nascere e svilupparsi il nuovo filone made in Naples».

In Italia si canta solo in inglese, perchè? «Perchè noi italiani crediamo che l’erba del vicino è sempre più verde. Non aiuta il fatto che di belle canzoni italiane non se ne ascoltano in giro da decenni».

Sanremo, che ne pensi? «Non seguo il festival da una vita. L’ultima volta fu nel 1988 quando vi partecipò il grande Masimo Ranieri vincendo con “Perdere l’amore”».

Chi è il cantante napoletano al quale ti senti più vicino? “Eduardo De Crescenzo”.

E quello non napoletano? «Lionel Ritchie. Lo ascoltai la prima volta a Montreal, nel 1982, quando vi andai per un matrimonio ».

Quale delle canzoni classiche napoletane ti piace cantare di più? «Tutte, ma specialmente “Preghiera” e “Piscatore”, la canzone dedicata a mio padre pescatore di Mergellina».

In tourneè quale brano ti chiedono maggiormente di cantare? «”O sole mio”, natualmente. Specialmente nei paesi freddi lo richiedono sempre per ovvie ragioni ».

Mario Maglione, sublime chansonier della canzone classica napoletana, cosa farà da grande? «Quello per cui sono nato, cantare. Oltre agli spettacoli come “Io… canto napoletano”, quello che farò sabato al teatro Sancarluccio di Napoli, sto lavorando ad un grande progetto, una raccolta delle canzoni napoletane degli anni 50 in stile jazz. Inoltre, questo viaggio lampo a Toronto mi ha dato un’idea: scrivere una canzone tipo Chisto è ‘o paese d’ ‘o sole, o meglio, du friddo».