Gb, accuse a Corbyn su antisemitismo e Brexit: 7 deputati lasciano il Labour

I fuoriusciti creano gruppo indipendente per "alternativa" moderata

FEB 18, 2019 -

Roma, 18 feb. (askanews) – A trentanove giorni dalla Brexit, sette deputati laburisti hanno annunciato la loro uscita dal partito guidato da Jeremy Corbyn, denunciando la linea del segretario, de facto pro-Brexit, e una deriva antisemita della principale forza di opposizione nel Regno Unito. Tra i sette che hanno sbattuto la porta e che invitano gli ex colleghi di partito a fare altrettanto, per creare un nuovo gruppo parlamentare con posizioni meno sbilanciate a sinistra, c’è Chuka Umunna, sino ad oggi considerato astro in ascesa del Labour, sostenitore di un secondo referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Ue.

Umunna ha lanciato un appello oggi per una “alternativa” centrista. “Il succo della questione è questo: un fallimento politico, e non deve essere così, cambiamo le cose”, ha dichiarato durante una conferenza stampa convocata di gran fretta a Londra. La deputata Luciana Berger, per anni nel mirino di attacchi antisemiti online, ha descritto la decisione di lasciare il partito laburista come “molto difficile, dolorosa, ma necessaria”. Berger ha puntato il dito contro un Labour diventato “istituzionalmente antisemita”. E annunciando la creazione di un gruppo indipendente in parlamento ha aggiunto: “sono arrivata a sentirmi imbarazzata e a provare vergogna come rappresentante del partito laburista. Abbandono una cultura di bullismo, bigotteria e intimidazione”.

“Il partito a cui ci siamo uniti non è più lo stesso, è stato preso in ostaggio dall’estrema sinistra”, ha detto da parte sua un altro fuoriuscito, Chris Leslie. Un altro ancora, Mike Gapes, si è detto “infuriato dal fatto che la direzione del Labour faciliti la Brexit”.

Corbyn, espressione dell’ala radicale del partito, è stato ampiamente criticato dai moderati per non avere mai preso una posizione chiara sulla Brexit e non avere reagito con fermezza alle numerose accuse di antisemitismo in seno alla compagine laburista. Oggi, in un comunicato, si è detto “deluso” dalle dimissioni, ma ha evitato di entrare nel merito delle accuse lanciate dai fuoriusciti.

Queste defezioni non dovrebbero cambiare gli equilibri alla Camera dei comuni rispetto alla debole maggioranza assoluta detenuta dalla premier Tory Theresa May. Ma per il Labour è un brutto colpo, proprio nel momento in cui il partito cerca di approfittare della debolezza della leader conservatrice.

A fine agosto, un deputato laburista, Frank Field, si era dimesso per denunciare la gestione da parte dei vertici del partito delle accuse di antisemitismo sollevate da più parti. Questo, malgrado poco prima Corbyn avesse ammesso che nel partito esiste “un vero problema” di antisemitismo e avesse giurato di voler fare di tutto per “ripristinare la fiducia” della comunità ebraica.

All’origine della vicenda, la decisione del Labour lo scorso luglio di non adottare alcuni elementi della definizione di antisemitismo elaborata dall’Alleanza internazionale per la Memoria dell’Olocausto (IHRA). La direzione nazionale del partito aveva poi cercato di rimediare adottando l’intera definizione, ma aggiungendo un codicillo a tutela della “libertà di espressione”, in sostanza del diritto di criticare lo Stato ebraico. (con fonte afp)