Giappone individua rapito da spie nordcoreane: è vivo a Pyongyang

Minoru Tanaka è stato portato in Nordcorea nel 1978

FEB 15, 2019 -

Roma, 15 feb. (askanews) – Uno dei cittadini giapponesi rapiti nella seconda parte degli anni ’70 da spie nordcoreane, Minoru Tanaka, è vivo e risiede a Pyongyang. L’hannko riferito fonti anonime del governo giapponese all’agenzia di stampa Kyodo.

Tanaka aveva 28 anni quando scomparve mentre si trovava in viaggio in Europa. Il governo nipponico lo aggiunse alla lista di 17 cittadini giapponesi rapiti da spie nordcoreane ad aprile 2005. Tokyo considera la soluzione della vicenda dei rapiti come propedeutica a una possibilità di normalizzazione dei rapporti con Pyongyang. In particolare, il primo ministro Shinzo Abe considera la chiarezza sulla sorte dei rapiti un punto fondamentale.

La Corea del Nord ha negato che l’uomo sia mai entrato nel suo territorio. L’ultima volta che è stato visto è stato a giugno 1978 presso l’aeroporto di Narita-Tokyo. Il collegamento con la Corea del Nord venne fatto nel 1997, quando una ex spia nordcoreana affermò che l’uomo era stato attirato in Corea del Nord via Vienna, dove era stato invitato dal proprietario di un ristorante, a sua volta una spia nordcoreana.

Secondo la fonte, con Tanaka ci sarebbe anche Tatsumitsu Kaneda, un altro cittadino giapponese la cui scomparsa si sospetta sia avvenuta per mano di agenti nordcoreani, anche se in questo caso da parte giapponese non c’è stata ancora un inserimento nella lista dei rapiti. Kaneda lavorava nello stesso ristorante.

Il Giappone ha inserito nella lista ufficiale dei suoi cittadini rapiti da agenti nordcoreani 17 nomi, tra i quali il più famoso è quelo dell’allora tredicenne Megumi Yokota. La Corea del Nord ha riconosciuto 13 rapimenti, tra i quali non c’è quello di Tanaka. Di questi 13, cinque sono ritornati in Giappone, otto sono dati per morti da Pyongyang, senza che vi sia alcuna prova definitiva a sostegno.

Secondo la fonte interpellata dall’agenzia di stampa Kyodo, Tanaka e Kaneda, che vivono entrambi a Pyongyang con moglie e figli non avrebbero espresso la volontà di tornare in Giappone. Tuttavia in questi casi, è difficile avere un quadro certo, anche perché apparentemente i funzionari giapponesi non hanno ancora avuto l’opportunità di parlare loro direttamente quindi si tratterebbe di informazioni “de relato”.