Putin riceve Abe: ancora da fare per trattato pace con Tokyo

Resta aperta la controversia sulle isole Curili meridionali

GEN 22, 2019 -

Mosca, 22 gen. (askanews) – La Russia resta interessata a un trattato di pace con il Giappone basato sulla dichiarazione del 1956, ma “c’è ancora del lavoro da fare”. Così Vladimir Putin dopo i colloqui con il primo ministro giapponese Shinzo Abe, oggi a Mosca, mantenendo una linea cauta su un argomento delicato per entrambi i paesi. “I colloqui si sono svolti in un’atmosfera professionale e molto costruttiva”, ha detto il capo dello stato russo. “Naturalmente, sono state discusse anche le prospettive per la conclusione di un trattato di pace”, ha affermato il leader russo. Abe dal canto suo ha invitato il presidente russo in Giappone, a partecipare al summit del G20 a giugno.

La dichiarazione del 1956 è il documento più importante nelle relazioni postbelliche tra Tokyo e Mosca: ha posto fine allo stato di guerra, ripristinato i contatti diplomatici, commerciali e altri legami, ed è stato ratificato dai parlamenti dei due Paesi. E il fatto che Putin vi faccia riferimento, significa che si resta sul concetto di una divisione delle contese isole Curili meridionali, per raggiungere l’accordo.

Più di 60 anni fa, l’URSS espresse infatti la sua disponibilità a consegnare al vicino, dopo aver firmato un trattato di pace, l’isola sud Shikotan e le adiacenti isolette disabitate, le Habomai, e si considerano nei negoziati per comodità, un’unica isola. Mentre le più grandi e popolose isole, Iturup e Kunashir, non sono menzionate nella dichiarazione del 1956.

D’altro canto, il riferimento di Putin alla necessità di un supporto popolare per qualsiasi decisione, fa intendere una certa frenata: secondo le analisi i russi non sono affatto propensi alla rinuncia alle isole. Quindi il lavoro da fare a cui si riferisce Putin, potrebbe essere anche questo. “Abbiamo confermato ancora una volta il nostro interesse per la firma di questo documento”, ha aggiunto, riferendosi al trattato di pace. Il tutto dopo che i colloqui del 14 gennaio – tra ministri degli Esteri – non sono andati come pensavano a Tokyo.

“Durante un incontro a Singapore (nel novembre 2018), abbiamo concordato con il Primo Ministro di costruire un processo negoziale basato su una dichiarazione congiunta dell’URSS e del Giappone del 1956, che prevede principalmente la conclusione di un trattato di pace”, ha ricordato il capo dello stato russo. Putin ha sottolineato che durante l’attuale incontro le parti “hanno dedicato molto tempo alla questione di un trattato di pace”.

Shinzo Abe e il suo entourage, a giudicare dalle numerose fughe di notizie, riterrebbero ormai irrealistico un tentativo di riavere “le quattro isole”. L’ipotesi su cui Tokyo sta lavorando è quella cosiddetta “2+alpha”: cioè il ritorno in un primo momento di Shikotan e Habomai e, in seguito, una discussione su un’eventuale sviluppo congiunto delle due, più grandi Iturup (Etorofu per i giapponesi) e Kunashir (Kunashiri).

Sergei Lavrov, in un’intervista con i giornalisti dopo i colloqui del 14, ha chiaramente affermato che il primo passo obbligato verso un accordo dovrebbe essere un chiaro riconoscimento che tutte le Curili, compresa le Curili meridionali, dopo la seconda guerra mondiale, entrarono legalmente nell’URSS, e ora nella Federazione Russa. Da parte di Tokyo, la sovranità di Mosca sulle isole “deve” essere affermata in modo chiaro e inequivocabile, e senza questo non ci saranno progressi, ha avvertito il ministro.