Brexit, Barnier: se Londra cambia “linee rosse” risposta positiva

Sta ad autorità britanniche trovare soluzione a impasse politica

GEN 16, 2019 -

Bruxelles, 16 gen. (askanews) – La sconfitta storica del governo britannico di Theresa May sull’accordo di ritiro del Regno Unito dall’Ue, bocciato ieri dalla Camera dei Comuni, lascia ora allo stesso governo britannico la responsabilità di trovare una soluzione all’impasse politica, individuando una soluzione che sia chiaramente appoggiata da una maggioranza parlamentare a Westminster. E se Londra decide di modificare le proprie “linee rosse”, e per le relazioni future con l’Ue “compie una scelta più ambiziosa, che va al di là di un semplice accordo di libero scambio, allora l’Ue sarà pronta ad accompagnare questa evoluzione e a rispondere favorevolmente”.

Sono questi, in sintesi, i due messaggi che ha inviato al governo e al Parlamento britannico il negoziatore capo dell’Ue per la Brexit, Michel Barnier, durante il dibattito nella plenaria del Parlamento europeo sul risultato del voto di ieri della Camera dei Comuni.

Le “linee rosse” sono le frontiere invalicabili del negoziato che il governo aveva scelto, interpretando il risultato del referendum del 2016 come un mandato per l’uscita non solo dall’Ue, ma anche dal suo mercato unico e della sua unione doganale. Una interpretazione “massimalista” voluta dagli “hard brexiteer” del Partito conservatore, che era stata sintetizzata dalla May con la famosa frase “Brexit means Brexit” (Brexit significa Brexit). E’ stata questa posizione, tuttavia, che ha subito fatto emergere il problema della “frontiera dura” irlandese, e la molto controversa proposta del “backstop” (rete di sicurezza) come unica soluzione possibile per evitarla. Ma la permanenza del Regno Unito nell’Unione doganale dell’Ue o nel suo mercato unico, o una combinazione delle due condizioni, renderebbero non più necessario il “backstop”.

Barnier ha sottolineato come la maggioranza parlamentare britannica contraria all’Accordo di ritiro sia in realtà composta di forze “con motivazioni molto diverse, a volte persino opposte e contraddittorie”. Questo voto dunque “obiettivamente non è la manifestazione chiara di una maggioranza positiva che definisca un’alternativa al progetto sul tavolo”. E in questo contesto, ha proseguito il negoziatore capo dell’Ue, “sta alle autorità britanniche, a partire da oggi, valutare il voto e indicare come vuole procedere perché vi sia un ritiro ordinato il 29 marzo”.

“Fino a che non sarà trovata una soluzione all’attuale impasse politica britannica, fino a che non sarà individuata chiaramente una soluzione che sia appoggiata da una maggioranza parlamentare, non saremo in grado di avanzare. Ecco perché le prossime tappe devono ora essere indicate dal governo britannico”, ha sottolineato Barnier.

La via da seguire è stata indicata nel modo più esplicito dall’ex premier belga e capogruppo dei Liberaldemocratici (Alde) Guy Verhofstadt: il governo deve ridefinire le “linee rosse” e cercare una maggioranza positiva trasversale (“cross-party”) per una nuova proposta. Sulla stessa posizione anche l’italiano Roberto Gualtieri (Pd), ha parlato a nome del gruppo dei Socialisti e Democratici europei, aggiungendo che, se questa soluzione non sarà possibile, allora bisognerà ridare al popolo la possibilità di pronunciarsi “con nuove elezioni o con un secondo referendum.