Battisti aveva chiesto asilo a Bolivia: devo fuggire da Bolsonaro

Ex terrorista aveva inviato richiesta il 18 dicembre

GEN 14, 2019 -

Roma, 14 gen. (askanews) – In fuga dal Brasile a causa dell’elezione alla presidenza di Jair Bolsonaro: lo ha scritto Cesare Battisti in una lettera indirizzata alle autorità boliviane, datata 18 dicembre, in cui sollecitava la concessione dell’asilo, pubblicata dal quotidiano brasiliano o Globo.

“Nel 2018 si è verificata un’altra nefasta coincidenza: un governo sovranista in Italia ed un altro di ultradestra in Brasile, il cui presidente eletto è Bolsonaro, il quale pochi giorni dopo la vittoria elettorale ha annunciato pubblicamente che farà ogni sforzo per la mia estradizione. Ancora una volta, sono costretto a chiedere aiuto ad un Paese dai principi democratici, la Bolivia”, ha scritto Battisti nella richiesta indirizzata alla Commissione nazionale per i Rifugiati boliviana.

Anche il trasferimento in Brasile, nel 2004, era stato infatti stato motivato secondo Battisti dall’avvento al potere di governi di destra sia in Italia, con Silvio Berlusconi, che in Francia (dove Battisti viveva dal 1990) con Nicolas Sarkozy.

Riguardo al tempo trascorso in Brasile, dal 2004 al 2018, Battisti scrive che “l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva (dopo essersi accertato che non ero il mostro che il governo italiano cercava di dipingere) mi aveva concesso al residenza permanente nel 2010”; durante questo periodo ha precisato nella lettera di aver avuto un figlio di nome Raul e di aver scritto cinque libri.

L’ex terrorista dei Pac è arrivato stamane dalla Bolivia all’aeroporto di Ciampino, dove è stato preso in consegna dalla Polizia italiana. Gli agenti della penitenziaria sono saliti a bordo del Falcon che lo ha portato in Italia e poi lo hanno fatto uscire dal velivolo. Battisti indossava una giacca marrone e teneva le mani ammanettate sulla schiena: scortato sempre dai poliziotti ha percorso le poche decine di metri della pista dell’aeroporto di Ciampino verso il furgone della Polizia che lo porterà al carcere di Rebibbia. Ad osservare la scena, a pochi metri di distanza, i ministri dell’Interno Matteo Salvini e della Giustizia, Alfonso Bonafede.