La voce di New York intervista l’attrice Francesca Ravera

Da odontoiatra in piemonte a attrice a New York

GEN 8, 2019 -

Roma, 8 gen. (askanews) – Da odontoiatra a attrice a New York: la seconda vita di Francesca Ravera. “La voce di New York” ha intervistato l’attrice piemontese, che dopo essersi trasferita a New York per studiare recitazione ora vive il suo sogno. Ne pubblichiamo alcuni stralci.

“Recitare”, dice Francesca, “mi permette di esplorare e conoscere vite differenti, esseri umani differenti; di raccontarne la storia, e condividerla con altre persone. È un lavoro di continua ricerca, scoperta e condivisione”. Nella prima vita era un’odontoiatra con tanto di pergamena, camice verde e pinzette fino a quando la passione per la recitazione, avuta sin da bambina, non prende il sopravvento. Francesca Ravera, attrice piemontese, sceglie la Grande Mela come prima destinazione per iniziare la sua formazione teatrale. “Sebbene sia nata con la passione per la recitazione, non ho sempre pensato che questa potesse diventare il mio lavoro” dice Francesca.

L’attrice italiana ha studiato alla Lee Strasberg Theater and Film Institute e alla Neighborhood Playhouse debuttando come protagonista di un cortometraggio girato in Italia, “Claire e prendendo parte al lungo metraggio “Ulysses: a dark Odyssey”, un film con cast internazionale, in cui Francesca ha recitato al fianco di attori internazionali quali Danny Glover e Udo Kier.

Il suo ultimo lavoro a teatro è stato “The Nina Variations”, di Steven Dietz. Una bellissima play ispirata a “Il Gabbiano” di Chekhov, in cui in 42 scene Nina e Treplev provano a riscrivere la loro storia, e a dire tutto quello che non si sono detti. “Una play di possibilità e anche una grande opportunità in quanto attrice, di esplorare tutti gli strati, le contraddizioni e i desideri di Nina, così come quelli presenti a vari livelli nel capolavoro di Chekhov”.

L’America, NY, ha per te rappresentato la svolta. Perché hai scelto la Grande Mela come prima destinazione? “Volevo studiare recitazione qui, New York offre alcune tra le migliori Accademie al mondo. Inoltre volevo essere a contatto con la fervida e internazionale vita artistica della Grande Mela. New York è una città dura, spesso crudele. E questo lavoro non è da meno. Con il senno di poi, posso dire che trasferirmi mi ha permesso di testare la mia passione, e di capire che recitare è semplicemente parte di me”.

Un primo bilancio di questi due anni a New York. “Sono stati intensi e mi sembra ancora incredibile che tutto ciò sia accaduto così in fretta; ho visto quanto il duro lavoro dia risultati e quanto la passione e la fiducia in quello che si fa siano indispensabili per superare i momenti negativi. Ho avuto la fortuna di ottenere questi due ruoli a distanza di poche settimane e mi sarebbe dispiaciuto dover rinunciare ad uno dei due. Fortunatamente sono riuscita a conciliare gli impegni per i due progetti: le ultime due settimane di prove e messa in scena di “North of Providence” ho iniziato le prove di “The Nina Variations””.

Cosa significa oggi fare l’attrice negli US ai tempi del movimento #metoo? “Per la prima volta finalmente si è parlato apertamente di abusi per decenni tenuti nascosi e perpetrati nel silenzio. A generazioni di donne è stato detto di tacere. Talvolta anche tramite accordi di non divulgazione. Spero che questo sia davvero l’inizio di un cambiamento radicale, che le vittime prendano coscienza del fatto che hanno una voce e devono usarla. Per dire”.