“Facebook ha cercato di insabbiare gli scandali” (Inchiesta NY Times)

"Campagna contro i critici"

NOV 15, 2018 -

New York, 15 nov. (askanews) – I massimi dirigenti di Facebook hanno a lungo negato e nascosto le prove sul Russiagate e sullo scandalo Cambridge Analytica. A Menlo Park, sapevano che degli hacker russi stavano usando il social network per cercare di influenzare le elezioni presidenziali statunitensi nel 2016 e conoscevano bene anche gli errori commessi nella gestione della privacy degli utenti. Poi, una volta finiti al centro dello scandalo, hanno lanciato una campagna di lobbying per combattere i critici e screditarli, a partire dal miliardario George Soros, e spostare l’attenzione sulle società tech rivali, su cui hanno fatto uscire articoli negativi.

È il New York Times, con una lunga indagine, ad accusare Sheryl Sandberg e Mark Zuckerberg, rispettivamente direttrice operativa e amministratore delegato di Facebook, che avrebbero prima sottovalutato i problemi, poi cercato di nasconderli.

Nell’autunno 2016, per esempio, Zuckerberg dichiarò pubblicamente che era “da pazzi” credere che Facebook avesse avuto un ruolo nell’esito delle elezioni, anche se era a conoscenza delle intrusioni degli hacker russi. Facebook ha accumulato prove per un anno sulle attività degli hacker, prima di condividerle pubblicamente. Una volta al centro dello scandalo, la strategia di Facebook fu molto semplice: mentre Zuckerberg chiedeva scusa nelle audizioni davanti al Congresso, Sandberg conduceva la campagna per screditare i critici.

Tra gli episodi raccontati dal quotidiano, anche gli attriti con altre società della Silicon Valley. Quando l’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, disse che la sua società non vende i dati dei suoi clienti, Zuckerberg ordinò al suo team di usare solo telefoni e tablet Android. Tra gli amici di Facebook a Capitol Hill, invece, c’è il senatore Chuck Schumer, appena rieletto leader della minoranza democratica in Senato, che è stato il politico che ha ottenuto più fondi dai manager di Facebook nella campagna elettorale del 2016.

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