“Dubcek. Il socialismo della speranza”, sguardo inedito di Leoncini

Il volume ricco di immagini e storia sulla Primavera cecoslovacca

OTT 26, 2018 -

Roma, 26 ott. (askanews) – “Un volume nettamente innovativo che presenta un Dubcek inusuale e soprattutto parla della società degli otto mesi della Primavera cecoslovacca” di cui quest’anno cade il 50esimo anniversario. Così, l’autore, Francesco Leoncini, studioso dell’Europa centrale, parla del suo nuovo libro edito da Gangemi Editore.

Con una sessantina di foto di raro impatto emotivo, corredate da testi esplicativi e scritti dell’epoca, il volume fa rivivere l’appassionante atmosfera di attesa e di ricerca di cambiamento che animava la società cecoslovacca nei mesi tra il gennaio e l’agosto 1968, senza tralasciare il trauma dell’invasione.

“Parlo di Primavera cecoslovacca e non Primavera di Praga perché Dubcek è un leaxder slovacco, viene da una esperienza autonoma rispetto ad altri leader cecoslovacchi e questo libro mette in evidenza l’anelito di speranza che proveniva dalla società e la capacità di Dubcek di interpretare questa voglia di cambiamento rispetto a uno dei regimi più cupi del periodo sovietico”, ha spiegato ad Askanews.

Si tratta di una novità importante per l’epoca “perché Dubcek è segretario del partito comunista, quindi la Primavera cecoslovacca si differenzaia nettamente dagli altri movimenti di opposizione che si sono verificati dal ’56 al ’89 perché qui è lo stessio segretario generale, la massima autorità, fonte del diritto nei sistemi sovietici, che si mette a capo di questo movimento di rinnovamento – ha aggiunto – Dubcek ha la capacità di capire che quel sistema è ormai finito, obsoleto, questa è la sua originalità”.

Una visione futurista che avrebbe potuto agganciarsi, ha spiegato Leoncini, al socialismo europeo, all’umanesimo e sarebbe potuta andare a giovamento “dell’Unione sovietica, se avesse lasciato fare, se avesse lasciato evolvere questo piccolo stato. Sarebbe stata occasione per lasciare spazio a forme di democrazia a vantaggio del sistema economico stesso dell’Unione sovietica che si sarebbe trovata nella situazione in cui ancora adesso si trova la Russia: un paese del terzo mondo che esporta petrolio e gas ma senza una struttura manifatturiera”.

Il racconto di quell’esperimento in atto tra Praga e Bratislava e la bruciante attualità di quelle aspirazioni profonde di cui, però, “è rimasto molto poco perché il vento del neoliberismo che ha investito il mondo ha creato un predominio dell’economia sull’umanesimo, anche in queste aree dell’Europa centrale con forti squilibri territoriali e sociali – ha sottolineato passando alla situazione attuale – C’è sempre una maggiore diversificazione tra l’accentramento della ricchezza e la diffusione della povertà. In Repubblica Ceca c’è l’espressione più netta di questo, il premier Andrej Babis è un miliardario, il secondo uomo più ricco del Paese. La massa delle popolazioni si trova spaesata e nello spaesamente si cerca qualche personalità che sia al di fuori del sistema politico e per questo emergono i miliardari, l’Italia ha fatto scuola. I partiti cosiddetti populisti che si appellano a questi sentimenti profondi in reazione a questa situazione, movimenti reazionari di massa che trovano consenso nella popolazione, perché è una forma di difesa rispetto a un sistema che non li protegge”.